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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

torietà <strong>di</strong> entrambi, era stata tanto cautelata e mai nessun epistolario fu formalmente<br />

più casto del loro. Inizialmente lo scrittore seguiva la <strong>di</strong>va nelle sue peregrinazioni<br />

e tournée, ma col passar del tempo la relazione dei due era <strong>di</strong>ventata<br />

sempre meno concreta e si era configurata piuttosto come un rapporto tra<br />

mentore e allieva sino a trasformarsi, dopo un breve e fallimentare sodalizio artistico,<br />

94 in un puro impegno <strong>di</strong>dascalico <strong>di</strong> Boito nei confronti <strong>di</strong> Eleonora, più<br />

giovane <strong>di</strong> lui <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciassette anni, e concludersi, infine, con una serie <strong>di</strong> messaggi<br />

epistolari che Raul Ra<strong>di</strong>ce definisce “le lettere del soliloquio, che non attendono<br />

risposta, e infatti quasi mai ne ebbero” 95 . Anche nelle pagine <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong><br />

<strong>Gualdo</strong>, in effetti, la notte trascorsa insieme da pittore e cantante dopo aver lasciato<br />

la route du lac si risolve, can<strong>di</strong>damente, nelle dolci note che la donna de<strong>di</strong>ca<br />

al suo compagno donandosi a lui “idéalment, sans retour, sans contrainte,<br />

dans ce chant sublime” che trasporta entrambi da un’iniziale sensazione <strong>di</strong> rêve<br />

éveillé ad una graduale tristesse poignante dans une rêverie immense che li farà<br />

sentire, al termine, “plus que seuls: oubliés”.<br />

Se <strong>Gualdo</strong> aveva omaggiato i sue due intimi amici con questa novella, è<br />

anche vero che l’attrice e il librettista, benché non facciano mai parola del suddetto<br />

racconto, de<strong>di</strong>cano ampio spazio al comune confidente nelle loro lettere.<br />

Nel carteggio Duse-Boito, infatti, composto da circa 770 documenti epistolari, i<br />

riferimenti a <strong>Gualdo</strong> sono cospicui: il suo nome (o meglio, il soprannome scelto<br />

per lui dalla <strong>di</strong>va, Gilet bianco) appare all’interno <strong>di</strong> ben 25 messaggi; tale cifra<br />

è da ritenersi considerevole – e si ba<strong>di</strong> che nella maggior parte dei casi non si<br />

tratta <strong>di</strong> semplici menzioni, ma <strong>di</strong> riferimenti <strong>di</strong> un certo rilievo – se si pensa<br />

che l’intero corpus <strong>di</strong> lettere copre un arco <strong>di</strong> tempo che supera <strong>di</strong> gran lunga<br />

anche la data <strong>di</strong> morte dell’autore.<br />

Non molto, al contrario, è rimasto della corrispondenza <strong>di</strong>retta tra <strong>Gualdo</strong><br />

ed i singoli componenti della coppia: alla Fondazione Cini <strong>di</strong> Venezia sono<br />

conservate soltanto sei lettere da lui in<strong>di</strong>rizzate ad Arrigo Boito, mentre si ha<br />

notizia <strong>di</strong> un numero ancora più esiguo <strong>di</strong> messaggi scritti da Eleonora Duse e<br />

destinati a <strong>Gualdo</strong>, tutti materialmente andati purtroppo smarriti, ma <strong>di</strong> cui resta<br />

traccia in un opuscolo per nozze fatto tirare in tre soli esemplari fuori commer-<br />

94 Boito aveva tradotto per la Duse, apportando molti tagli e mo<strong>di</strong>fiche, il dramma shakespeariano<br />

Antonio e Cleopatra, la cui prima si tenne a Milano, al teatro Manzoni, il 22 novembre<br />

1888 ottenendo massimo <strong>di</strong>sappunto tanto dalla critica quanto dal pubblico.<br />

95 R. RADICE, Introduzione a E. DUSE – A. BOITO, Lettere d’amore, cit., pp. XXV<strong>II</strong>-<br />

XXV<strong>II</strong>I.<br />

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