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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

Tra gli ultimi ad aver visto il povero <strong>Gualdo</strong> poco prima della morte, come<br />

testimonia una lettera in<strong>di</strong>rizzata a Giovanni Verga 207 – la stessa nella quale<br />

promette al siciliano che parteciperà anche in suo nome alle esequie del comune<br />

amico – Boito, alla stregua quasi <strong>di</strong> un fratello del defunto, invierà (caso esclusivo<br />

tra le carte del Fondo <strong>Gualdo</strong>, insieme a quello del pittore Emilio Gola)<br />

una sentita lettera <strong>di</strong> condoglianze per la scomparsa del cugino a Giulietta Litta<br />

Mo<strong>di</strong>gnani alla quale rivolge “una parola <strong>di</strong> profondo rimpianto” unendosi al<br />

suo dolore con grande intensità perché se “Lei ha perduto un parente, io un amatissimo<br />

compagno della mia vita”. 208 Solo ad un così intimo e fedele amico,<br />

suo confratello nella religione dell’Arte, <strong>Gualdo</strong> avrebbe potuto de<strong>di</strong>care (perché,<br />

a detta <strong>di</strong> Guglielminetti, l’unico fra i poeti italiani che avrebbe potuto accettarne<br />

le suggestioni) un ritratto femminile in versi intriso <strong>di</strong> escursioni nelle<br />

tematiche ar<strong>di</strong>te e scandalose dell’inglese Swinburne: 209 si tratta del componimento<br />

X<strong>II</strong>I delle Nostalgie, tra le poche rime gual<strong>di</strong>ane apprezzate da Croce, 210<br />

dal titolo “Atarah, ad Arrigo Boito”, descrizione <strong>di</strong> una selvaggia e libi<strong>di</strong>nosa<br />

regina orientale in linea – non solo nell’esotico nome <strong>di</strong> origine ebraica, che<br />

vuol <strong>di</strong>re “corona” – con le donne idolatrate dal suddetto poeta britannico che, a<br />

sua volta, aveva cantato una Atarah nella Masque of Queen Bersabe esaltandone<br />

il volto “made faint the face of man” e la potenza seduttiva “bound between<br />

her brows”. 211 Secondo il più attento critico della lirica <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong>, il già citato<br />

Guglielminetti, che molte pagine ha de<strong>di</strong>cato allo stu<strong>di</strong>o dei versi del milanese e<br />

all’influenza esercitata su <strong>di</strong> essi dalle esperienze <strong>di</strong> Francia e Inghilterra:<br />

Persino il linguaggio salmo<strong>di</strong>ante, <strong>di</strong> cui si serve normalmente lo Swinburne per<br />

accrescere l’energia e la lusinga delle sue figure <strong>di</strong> regine in preda alla furia <strong>di</strong>struttrice<br />

<strong>di</strong> un amore sa<strong>di</strong>co, sembra in questo componimento aver fortemente impressionato il<br />

<strong>Gualdo</strong>, sì da fargli abbandonare la tessitura composita e modulata delle strofe precedenti<br />

in favore quasi <strong>di</strong> una catena <strong>di</strong> strofe, avvinte e compatte, tutte <strong>di</strong> endecasillabi a<br />

207 G. RAYA, Carteggio ine<strong>di</strong>to Verga-Arrigo Boito, in «L’Osservatore politico letterario»,<br />

a. XXVI, <strong>di</strong>cembre 1980, pp. 55-56. Lettera 11 del 21 maggio 1898.<br />

208 P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 165. Lettera del 17 maggio 1898.<br />

209 M. GUGLIELMINETTI, «Le Nostalgie» <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 285.<br />

210 Sebbene ritenesse la forma inadatta alla concezione, Croce aveva ben commentato la<br />

poesia <strong>di</strong> Atarah, “la regina d’Oriente, nuova Semiramide, che dopo una furia <strong>di</strong> orge e stragi,<br />

su cumuli <strong>di</strong> morti e <strong>di</strong> rovine, con un gesto stanco, beve da una coppa <strong>di</strong> veleno” (B. CROCE,<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., pp. 248-256).<br />

211 M. GUGLIELMINETTI, «Le Nostalgie» <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 285.<br />

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