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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Nella Roma bizantina: contatti letterari e collaborazioni e<strong>di</strong>toriali nella capitale<br />

sce, sorridendo “alla sana tristezza <strong>degli</strong> eventi umani” e al tempo stesso confidente<br />

nel nuovo legame sorto tra <strong>di</strong> loro, un’amicizia che li avrebbe a vicenda<br />

sorretti come “un sollievo nell’avvenire sconsolato”. 77<br />

Diversamente da quanto avverrà in Decadenza, in questa novella tanto<br />

ammirata da Primoli, Roma non appare che come semplice sfondo alle vicende<br />

narrate, luogo d’incontro tra i due protagonisti che sembrano quasi non vivere la<br />

città, appartati in un salotto o in teatro, in una camera d’albergo o in una sala da<br />

ballo. Dieci anni più tar<strong>di</strong>, invece, Edmondo de Amicis scriverà a <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>,<br />

complimentandosi dei risultati ottenuti con il suo ultimo lavoro, proprio per esaltare<br />

la sua potenza descrittiva ed affermare che, attraverso le pagine <strong>di</strong> Decadenza,<br />

egli aveva avuto la sensazione <strong>di</strong> aver vissuto nella capitale italiana<br />

per la prima volta:<br />

Ho letto pochi romanzi così finemente e profondamente psicologici come Decadenza<br />

e ad un tempo così semplici, vari ed evidenti. Posso <strong>di</strong>re che non l’ho letto, ma<br />

sentito e veduto, che grazie a te son vissuto a Roma per la prima volta, e ho conosciuto<br />

il mondo bizzarro che tu conosci e <strong>di</strong>pingi così bene; tu, il solo forse <strong>degli</strong> scrittori italiani<br />

che sappia quando occorre, e quanto occorre, <strong>di</strong>sitalianizzarsi e presentare a modo,<br />

faccie, caratteri e costumi <strong>di</strong> altri paesi. 78<br />

Questa Roma così sapientemente <strong>di</strong>pinta è, naturalmente, la Roma conosciuta<br />

e più volte visitata nel primo lustro <strong>degli</strong> anni ’80, la città in cui <strong>Gualdo</strong><br />

era solito recarsi a Villa Me<strong>di</strong>ci insieme al pittore H. L. Doucet, nella quale amava<br />

andare a passeggio con vecchie conoscenze come la marchesa <strong>di</strong> Casa<br />

Fuerte, il luogo dove – infine – abitualmente incontrava amici e colleghi nelle<br />

se<strong>di</strong> redazionali dei fogli letterari più <strong>di</strong>ffusi in epoca post-unitaria, “il milieu<br />

più eccentrico dell’età umbertina per il tono vibrante e risoluto”, 79 dalla più volte<br />

citata «Cronaca bizantina» al <strong>di</strong>ffusissimo «Fanfulla» 80 (e al suo supplemento<br />

artistico, «Il Fanfulla della domenica»). Ma oltre a queste testate non vanno <strong>di</strong>menticate<br />

quelle sulle quali comparvero i contributi gual<strong>di</strong>ani grazie all’in-<br />

77<br />

Ibidem.<br />

78<br />

La lettera <strong>di</strong> Edmondo de Amicis a <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, andata <strong>di</strong>spersa insieme a gran parte<br />

delle altre carte appartenute allo scrittore milanese, è tuttavia consultabile nella fedele trascrizione<br />

operata da G. ROVETTA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, in Cinque minuti <strong>di</strong> riposo!, cit., p. 236.<br />

79<br />

G. OLIVA, Introduzione a C. MORENI, «Cronaca Bizantina» (1881-1886). In<strong>di</strong>ci,<br />

Roma, Bulzoni, 1997, p. 10.<br />

80<br />

L. GUALDO, Tre impressioni, in «Fanfulla», 5-8 <strong>di</strong>cembre 1876 e ID., Una creazione,<br />

ivi, 27-31 agosto e 1-2 settembre 1877.<br />

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