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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

“i quali non cessano dal rileggerlo e quando ne parlano s’intendono subito ed<br />

esternano talvolta una loro intima convinzione che non sarebbe forse opportuno<br />

confessare oggi”. Nonostante un insuccesso che egli reputa ingiustificato,<br />

<strong>Gualdo</strong> ha profeticamente affidato nel suo saggio la speranza al futuro affermando<br />

che, nel 1880, l’Éducation è sì “un libro <strong>di</strong>menticato – tranne da chi lo<br />

stu<strong>di</strong>a sempre”, ma anche che “non è male che lo si lasci da parte” perché “sarà<br />

una scoperta più tar<strong>di</strong>”. 22 La storia, in effetti, gli ha dato ragione.<br />

L’ammirazione <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> nei confronti <strong>di</strong> Flaubert è continua e degna <strong>di</strong><br />

nota: se, rivolgendosi a Montesquiou, le prime lettere in cui egli chiede notizie<br />

della produzione del narratore francese sono relative al tanto atteso romanzo<br />

postumo Bouvard et Pécuchet 23 – del quale, poco dopo la pubblicazione, <strong>di</strong>rà <strong>di</strong><br />

essersi letteralmente nutrito e <strong>di</strong> aver <strong>di</strong>vorato giacché è anch’esso “un livre sacré”,<br />

24 <strong>di</strong>mostrando così una comunanza <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio con il confratello Coppée,<br />

il quale a sua volta inviterà alla lettura il conte Robert comunicandogli che, attraverso<br />

tale opera, “Flaubert nous a légué une Bible de plus” 25 –, tuttavia è<br />

L’Éducation sentimentale il testo che egli porta sempre con sé e che, all’occorrenza,<br />

riprende tra le mani, risfoglia e rilegge “d’un bout à l’autre”, tutto<br />

d’un fiato, e che, come si è detto, verrà trovato sul suo como<strong>di</strong>no la mattina della<br />

sua morte. La spiccata pre<strong>di</strong>lezione mostrata non tanto per il Flaubert <strong>di</strong><br />

Madame Bovary, 26 quanto piuttosto il Flaubert “più <strong>di</strong>fficile” – per <strong>di</strong>rla con<br />

22<br />

Ibidem.<br />

23<br />

Lettera I del gennaio 1881 (V. DONATO RAMACIOTTI, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> e Robert de<br />

Montesquiou, cit., p. 310): “Parlez-moi de vous d’abord […] du roman posthume de Flaubert”.<br />

24<br />

Lettera <strong>II</strong> del medesimo allo stesso (ivi, p. 312): “En attendant je me nourris de Bouvard<br />

et Pécuchet, qui est un livre sacré”.<br />

25<br />

Tra le carte <strong>di</strong> Coppée custo<strong>di</strong>te al Dipartimento dei Manoscritti della BNF si legge, a<br />

tal proposito, in una lettera non datata in<strong>di</strong>rizzata sempre a Montesquiou: “Rien de nouveau que<br />

le premier moracea de Bouvard et Pécuchet, paru dans la Revue de Madame Adam. Vous pensez<br />

s’il m’a donné de vraies joies: ‘ce qu’ils admirènt du livre c’est qu’on l’eût rapporté dans un<br />

chapeau’. Lisez vite, Flaubert nous a légué une Bible de plus […]”. Il romanzo <strong>di</strong>fatti era stato<br />

pubblicato, dopo la morte dell’autore, dal 15 <strong>di</strong>cembre 1880 al 1 marzo 1881 sulla «Nouvelle<br />

Revue» <strong>di</strong>retta da Juliette Adam, prima <strong>di</strong> uscire in volume il successivo mese <strong>di</strong> maggio.<br />

26<br />

Tuttavia, sono state sottolineate chiare eco nell’opera <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> anche rispetto al primo<br />

romanzo flaubertiano. L’esempio più evidente è nelle prime pagine della novella La Gran Rivale<br />

in cui il malessere <strong>di</strong> Emilia, delusa dalla vita coniugale, viene reso dall’autore in termini che,<br />

seppur confusamente, ricordano la splen<strong>di</strong>da descrizione dello stato d’animo <strong>di</strong> Emma Bovary<br />

quando, in attesa del vero grande avvenimento che avrebbe dovuto sovvertire la sua esistenza,<br />

viene descritta da Flaubert simile ad un marinaio che tra le brume dell’orizzonte attende<br />

d’intravedere in lontananza il biancore <strong>di</strong> una vela (M. GIAMMARCO, Le forme della deca-<br />

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