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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

rand, 307 però non va escluso anche un altro aspetto al quale si è già accennato e<br />

su cui <strong>Gualdo</strong> insiste più volte all’interno del proprio articolo: l’interesse e la<br />

volontà <strong>di</strong> Zola <strong>di</strong> reagire <strong>di</strong>nnanzi ai tentativi dei vari gruppi letterari che all'epoca<br />

della pubblicazione del romanzo “si <strong>di</strong>segna[va]no a Parigi, tra gli ultimi<br />

arrivati, ad onta delle loro temerità e delle loro esagerazioni”. 308 Non bisogna<br />

infatti <strong>di</strong>menticare che, ancor <strong>di</strong> più rispetto ad Une page d’amour, questo testo<br />

va in stampa in anni <strong>di</strong> piena crisi del naturalismo: Vogüé 309 e Brunetière 310<br />

hanno già ampiamente espresso le proprie critiche rigide e dogmatiche, Bourget<br />

continuava a conservare la sua ammirazione per Zola, ma intanto andava proclamandosi<br />

l’unico autore insieme a Loti capace <strong>di</strong> “dépasser la pure description<br />

des décors et des gestes”, 311 e che al loro fianco Barrès e Huysmans ascendevano<br />

– benché affrontando percorsi artistici <strong>di</strong>fferenti – come i nuovi astri<br />

emergenti tra autori <strong>di</strong> best sellers in lingua francese. 312<br />

Zola, in origine “theoretician chief” 313 supposto <strong>degli</strong> autori naturalisti, ormai<br />

abbandonato da quasi tutti i suoi '<strong>di</strong>scepoli' <strong>di</strong> Mèdan, e soprattutto dopo<br />

l’uscita del più volte citato Manifeste des Cinq, sembra voler cercare, in qualche<br />

modo, <strong>di</strong> reagire a tutte le nuove correnti sorte in opposizione al determinismo,<br />

dallo psicologismo all’idealismo, dal misticismo al romanesque. È interessante,<br />

a tal proposito, esaminare la risposta da lui offerta durante l’enquête lanciata dal<br />

perio<strong>di</strong>co francese «Le Gaulois» nella primavera del 1891 (proprio negli stessi<br />

mesi in cui Jules Huret realizzava le sue note interviste, a critici e scrittori, sulla<br />

crisi del romanzo per la rivista «L’Écho de Paris») in seguito alla pubblicazione<br />

<strong>di</strong> una lettera <strong>di</strong> Marcel Prévost su «Le Figaro» del 12 maggio del medesimo<br />

anno, a proposito delle sorti del Roman romanesque moderne. Ebbene, il naturalista<br />

Zola, intervistato, non si pronuncia affatto contro l’idea <strong>di</strong> romanzesco<br />

esposta da Prévost – nonostante ne riduca la portata definendola senza mezzi<br />

termini un ciclico ritorno al passato, anziché un nuovo orientamento letterario –<br />

ma anzi <strong>di</strong>fende la propria produzione narrativa proprio alla luce <strong>di</strong> questo besoin<br />

du romanesque espresso dal pubblico:<br />

307<br />

H. MITTERAND, Le Rêve: le blue et le noir, cit., p. 185.<br />

308<br />

L. GUALDO, L'ultimo romanzo <strong>di</strong> Zola. Le Rêve (<strong>II</strong> ed ultimo), cit.<br />

309<br />

Il riferimento è ad una serie <strong>di</strong> articoli apparsi sulla «Revue Blue» tra il 1879 e il 1885.<br />

310<br />

F. BRUNETIÈRE, Le roman naturaliste, Paris, Calman Levy, 1883.<br />

311<br />

A. ANTIN, Le Disciple de Paul Bourget, cit. p. 12.<br />

312<br />

M. RAIMOND, Le crise du roman, cit., p. 27.<br />

313<br />

D. BAGULEY, Naturalist fiction. The entropic vision, Cambridge, Cambridge Univer-<br />

sity Press, 1990, p. 40.<br />

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