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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

stato vittima a Milano nonché le fasi più pietose della malattia negli ultimi mesi.<br />

L’autore del messaggio commemorativo (perfettamente nelle corde del Giacosa,<br />

he per <strong>di</strong> più collaborava con tale quoti<strong>di</strong>ano) descrive, inoltre, la casa severa<br />

e silenziosa che <strong>Gualdo</strong> possedeva nel capoluogo lombardo e gli aspetti<br />

più recon<strong>di</strong>ti del suo pensiero inesauribile, vero tesoro nascosto e riservato solo<br />

alla cerchia dei suoi fedelissimi. Non ci sono dubbi che chi scrisse questo articolo<br />

per ricordare l’amico ormai morto lo abbia fatto con un affetto, una compassione,<br />

ma anche una conoscenza così profonda (pure delle sue concezioni e<br />

idee letterarie, ma soprattutto artistiche) che non può non far pensare alle lettere<br />

in cui Giacosa comunicava ad amici e parenti – Fogazzaro e sua madre in primis<br />

– l’amore e l’ammirazione fraterna che negli anni della gioventù aveva riservato<br />

all’amico <strong>Gualdo</strong> (e Boito) e al loro felice sodalizio:<br />

Chi lo conobbe ne fu ammirato e sorpreso. Giacché troppa piccola parte il timido<br />

autore trasfuse <strong>di</strong> sé ne’ suoi libri. […]. Ogni sua parola parlava del suo ingegno, tanto<br />

era vera, profonda ed arguta. Egli pensò assai più che non scrisse, ed amò l’arte col religioso<br />

silenzio <strong>di</strong> chi veramente l’intende.<br />

E per questo suo amore fu artista e amico <strong>degli</strong> artisti. Pochi lessero ed ammirarono<br />

quanto egli lesse ed ammirò. L’ammirazione fu la sua gioia più intima e più alta.<br />

Egli cercava la bellezza in ogni cosa per poterla adorare. Nella contemplazione delle<br />

perfette forme dell’arte si esaltava insieme e si umiliava, se ne sentiva degno e non osava<br />

stimarsene capace. Perciò scrisse poco. 81<br />

Ancor più sincera è poi la pagina in cui vengono ricordate le conversazioni<br />

tenute insieme al povero amico, godute a pieno solo da pochi eletti:<br />

Le sue idee più originali, le sue immagini più vive, le sue espressioni più pittoresche<br />

le scialacquò in gozzoviglie intellettuali con pochi amici. Ad essi soli confidò il<br />

suo ingegno: al pubblico <strong>di</strong>ede le sue eleganze, il suo spirito, i suoi paradossi, le sue<br />

arguzie e la sua bontà. E questa fu grande come il suo ingegno. 82<br />

È del tutto impossibile sapere se fu effettivamente Giuseppe Giacosa l’autore<br />

<strong>di</strong> questo commosso necrologio, però è più che lecito supporre che, con<br />

ogni probabilità, egli avrebbe ricordato così, in questi termini, il suo amico e<br />

consigliere <strong>Gualdo</strong>.<br />

81 –, Necrologio. <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit.<br />

82 Ibidem.<br />

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