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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

Eppure, qualche anno dopo, questo stesso autore sarà ben più fortunato:<br />

Pierre de Montera ha, infatti, pubblicato una lunga lettera del milanese in<strong>di</strong>rizzata<br />

a <strong>di</strong> Giorgi del 1895, una sorta <strong>di</strong> sintetica recensione (evidentemente<br />

l’immobilità coatta gli aveva consentito maggiore concentrazione) al libro da<br />

poco pubblicato dal narratore siciliano. Appena pochi giorni dopo aver ricevuto<br />

il voulme, <strong>Gualdo</strong> non esita ad affermare quanto piacere ne abbia ricavato dalla<br />

lettura: “La prima donna mi piace in tutta sincerità […]; è uno stu<strong>di</strong>o esatto, fine,<br />

profondo <strong>di</strong> una parte del mondo teatrale, che conoscete perfettamente e che<br />

avete saputo delinare da maestro”. 185 Ma se un vero giu<strong>di</strong>zio, per essere considerato<br />

tale, non può contenere soltanto elogi e se, per citare de Roberto, la critica<br />

esercitata da <strong>Gualdo</strong> va ritenuta costruttiva proprio perché in grado <strong>di</strong> procurare<br />

un piacere più elevato della lode per la lode, ecco allora che accanto all’impressione<br />

generale e positiva sul romanzo il mittente/recensore avanza, con<br />

la solita cortesia, anche un gentile rimprovero: “Permettetemi una piccola osservazione?<br />

A mio avviso eviterei quella vaga minaccia <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o espressa in<br />

tre righe dell’ultima pagina, […], e che a me pare inutile”. 186 Dopo<strong>di</strong>ché, citato<br />

il passo in questione, <strong>Gualdo</strong> torna nuovamente al giu<strong>di</strong>zio complessivo sull’opera<br />

(“Tutto il volume ha per me un grande incanto”), specificando, però,<br />

questa volta, ciò che più ha apprezzato (“le novelle hanno un sapore particolare<br />

e tutte della qualità <strong>di</strong> primo or<strong>di</strong>ne”) e soffermandosi, infine, sulla porzione <strong>di</strong><br />

testo che maggiormente lo ha colpito (“Tempesta stornata specialmente”). 187<br />

Ma torniamo adesso nuovamente ai nostri <strong>Gualdo</strong> e de Roberto che avevamo<br />

lasciato a Milano, nel corso dell’estate 1891; in quel periodo, sul finire del<br />

mese <strong>di</strong> luglio, un ennesimo, improrogabile impegno coinvolge i due scrittori:<br />

l’arrivo in città dei coniugi Bourget. Il ricordo <strong>di</strong> questa visita è affidato ad una<br />

breve cronaca derobertiana, ancora una volta all’interno <strong>di</strong> una lettera destinata<br />

a Fer<strong>di</strong>nando <strong>di</strong> Giorgi. Il resoconto, posteriore <strong>di</strong> circa due mesi rispetto agli<br />

eventi narrati, è incentrato sull’illustrazione <strong>di</strong> una mezza giornata trascorsa insieme<br />

dalla coppia francese e dai due scrittori italiani, cominciata con una fa-<br />

185<br />

Lettera da Aix-les-Bains del 1895, in P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 125.<br />

186<br />

Ibidem.<br />

187<br />

Ibidem. La lettera si conclude con un resoconto <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> sul proprio stato fisico (interessante<br />

è che egli affermi che la sopraggiunta malattia gli sia letteralmente “capitata tra capo e<br />

collo, dopo una ferrea salute avuta per tutta la vita, durante la quale non ebbi mai, fino al ’93,<br />

una in<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> un’ora!”) e con varie lamentele per la lentissima guarigione prospettata<br />

alla gamba rimasta ancora paralitica, ma sempre nella speranza che “il motus in fine velocior<br />

non mentisca in questo caso”.<br />

155

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