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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

sue vicende ne scaturirà, alfine, la trasformazione in uomo inetto e <strong>di</strong>ssoluto),<br />

mentre ne L’Imperio “il cammino <strong>di</strong> Ranal<strong>di</strong> è quasi sempre positivo”. 203 Ciò<br />

non significa – sostiene ancora lo stu<strong>di</strong>oso – che de Roberto abbia sopravvalutato<br />

o idealizzato la propria creatura, quanto piuttosto che egli non abbia mai assegnato<br />

al personaggio quei connotati <strong>di</strong> “reiezione morale” che invece contrad<strong>di</strong>stinguono<br />

la personalità <strong>di</strong> Paolo Renal<strong>di</strong>. 204<br />

Diversamente dal progetto narrativo <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong>, nel quale il protagonista <strong>di</strong><br />

Decadenza – sempre guardato con <strong>di</strong>stacco dall’autore – risultava vincente nella<br />

carriera benché sconfitto nella vita, all’interno del suo <strong>di</strong>segno de Roberto<br />

aveva assegnato alla esperienza politica un ruolo determinante nella sconfitta<br />

dei due eroi e – soprattutto me<strong>di</strong>ante il personaggio autobiografico <strong>di</strong> <strong>Federico</strong><br />

Ranal<strong>di</strong> – aveva coinvolto, spesso in modo <strong>di</strong>retto, i car<strong>di</strong>ni ideologici della<br />

nuova società. 205 In entrambi i casi, comunque, i romanzieri avevano ripreso lo<br />

schema dell’itinerario e della sconfitta dell’eroe moderno nel mondo borghese,<br />

facendo riapparire il “motivo del Parlamento” come viaggio alla metropoli e<br />

come simbolo <strong>di</strong> successo e <strong>di</strong> promozione sociale. 206 E, benché con risultati <strong>di</strong>scor<strong>di</strong><br />

(palesando il testo gual<strong>di</strong>ano una maggiore intrinseca ambiguità che ne<br />

amplifica sensibilmente le potenzialità simboliche), sia Decadenza che L’Imperio<br />

sono stati letti – da critici <strong>di</strong>fferenti ed in stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinti – in rapporto alla Éducation<br />

sentimentale <strong>di</strong> quel Flaubert che tutt’e due gli autori avevano sempre<br />

riverito ed ammirato. Secondo Alessandra Briganti, infatti, il volume derobertiano<br />

può essere considerato una sorta <strong>di</strong> romanzo <strong>di</strong> formazione in stile flaubertiano<br />

ambientato nella capitale italiana dominata dal trasformismo, “dall’opportunismo<br />

dei deputati e dalle artificiose alchimie politiche”; 207 sul versante<br />

opposto, invece, l’opera gual<strong>di</strong>ana andrebbe considerata – in accordo con Elisabetta<br />

de Troja – un rovescio del romanzo francese tardottocentesco, ovvero<br />

“un’eco postuma e tutta italiana dell’Éducation sentimentale” dal momento che,<br />

nella Roma post-risorgimentale così come nella Parigi del ’48, le idee politiche<br />

203 G. PANNUNZIO, <strong>Gualdo</strong> vs. De Roberto, ossia delle pregresse ispirazioni, in “L’Imperio”<br />

<strong>di</strong> <strong>Federico</strong> De Roberto: ideologia e letteratura negli ultimi capitoli, in «Otto/Novecento»,<br />

a. XIX, n. 3-4, maggio-agosto, 1995, p. 168.<br />

204 Ibidem.<br />

205 A. BRIGANTI, Il Parlamento nel romanzo italiano del Secondo Ottocento, cit., p. 126.<br />

206 Ivi, p. 80.<br />

207 Ivi, p. 124.<br />

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