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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

è ad un tempo un uomo d’azione ed un mistico: pensatore fornito <strong>di</strong> alta ambizione,<br />

egli “intravede un suo ideale lontano cui ha la fortuna <strong>di</strong> credere” con assolta<br />

fermezza; è un vero atleta, “fisicamente e moralmente”, che lotta contro<br />

gli altri, ma soprattutto contro se stesso. 226 Se Fogazzaro narra <strong>di</strong> destini piegati<br />

alla sofferenza e sembra procurare alla giovane coppia dolori “anche quando<br />

sembrerebbe inutile farlo”, 227 ciò accade perché, probabilmente, già nell’esperienza<br />

biografica dello stesso autore i sentimenti e le passioni violente erano<br />

state vissute sempre in netto contrasto con quel credo che gli era stato imposto<br />

fin da bambino, ovvero con quelle convenzioni sociali e religiose <strong>di</strong> cui il paese<br />

era all’epoca ancora fortemente intriso e che, sottoforma <strong>di</strong> una “religiosità <strong>di</strong>ffusa<br />

e ano<strong>di</strong>na”, ha continuato ad investire a lungo i costumi italiani. 228 Nella<br />

sua recensione <strong>Gualdo</strong> afferma <strong>di</strong> temere che “la più parte dei critici daranno<br />

assai importanza a codeste tendenze religiose” e, come spesso accade, finiranno<br />

per <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> questioni secondarie senza riuscire a riconoscere l’opera d’arte.<br />

Questa riflessione offre lo spunto all’articolista per fare un breve excursus su<br />

quello che egli definisce un “fatto curioso”, ma che in realtà costituisce una tematica<br />

– si ricor<strong>di</strong> quanto aveva affermato negli interventi da lui de<strong>di</strong>cati a<br />

Emilio Praga e Aleardo Alear<strong>di</strong> – molto sentita da <strong>Gualdo</strong>, vale a <strong>di</strong>re quella<br />

della fallibilità e della tendenza all’errore <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio proprie della critica letteraria<br />

italiana <strong>di</strong> quegli anni, troppo spesso incline a mettere in luce e stigmatizzare<br />

aspetti <strong>di</strong> un testo che ben poco hanno a che vedere con il reale riconoscimento<br />

del suo valore artistico.<br />

Come già si è anticipato, per <strong>di</strong>fendere il romanzo <strong>di</strong> Fogazzaro da eventuali<br />

insinuazioni, il recensore mette in guar<strong>di</strong>a i suoi lettori da quei critici che<br />

gridano alla calunnia <strong>di</strong> fronte agli scrittori naturalisti che “scendono in certi<br />

bassifon<strong>di</strong> della società o […] del cuore umano e ne mostrano il vizio com’è<br />

[…] ed il mondo quale lo vedono”, 229 perché essi sono poi gli stessi critici che<br />

gettano accuse <strong>di</strong> inverosimiglianza <strong>di</strong>nnanzi ad un autore che mette in un suo<br />

lavoro “personaggi eccezionali, ma vivi, ideali […] e poeticamente reali”. 230 La<br />

conclusione <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> è che essi non sono in grado <strong>di</strong> riconoscere l’elemento<br />

che più conta, perché non viene loro neppure il dubbio <strong>di</strong> riconoscere in lettera-<br />

226 L. GUALDO, “Daniele Cortis”. Il nuovo romanzo <strong>di</strong> A. Fogazzaro, cit.<br />

227 E. SICILIANO, Prefazione ad A. FOGAZZARO, Daniele Cortis, cit., p. 6.<br />

228 Ivi, p. 5.<br />

229 L. GUALDO, “Daniele Cortis”…, cit.<br />

230 Ibidem.<br />

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