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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Nella Roma bizantina: contatti letterari e collaborazioni e<strong>di</strong>toriali nella capitale<br />

tendo in luce le dovute <strong>di</strong>fferenze, non solo <strong>di</strong> valore, tra i romanzi – prefiguratrice<br />

del meccanismo <strong>di</strong> déjà vu che fa sì che nella mente <strong>di</strong> Andrea – cito da Il<br />

Piacere – “le due imagini feminili si sovrappongono, si confondono, si <strong>di</strong>struggono<br />

a vicenda, senza ch’egli potesse giungere a separarle, senza ch’egli potesse<br />

giungere a definire il suo sentimento verso l’una, il suo sentimento verso<br />

l’altra”, 36 analogamente a quanto accade nei sogni <strong>di</strong> Maurice, dove – cito, questa<br />

volta, da Une ressemblance – “Anna et l’inconnue se confondaient incessamment”,<br />

riconducendo tutti i suoi ricor<strong>di</strong> “toujours dans la même image”. 37<br />

Per quanto possa trattarsi, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> convergenze fortuite tra i testi, non sembrerebbe<br />

da escludersi che la lettura dell’opera gual<strong>di</strong>ana (o forse, più semplicemente,<br />

il frutto delle conversazioni avute con lo scrittore milanese) abbia potuto<br />

in parte influire nella concezione del capolavoro <strong>di</strong> d’Annunzio (tanto più<br />

che, in base a quanto si è in precedenza detto, <strong>Gualdo</strong> era stato messo al corrente<br />

della sua formulazione in fase embrionale). Come ha sostenuto anche Elisabetta<br />

de Troja, non si può parlare <strong>di</strong> effettive corrispondenze <strong>di</strong>rette, né tantomeno<br />

<strong>di</strong> una qualche forma <strong>di</strong> plagio; si deve invece pensare, piuttosto, ad<br />

un’affinità creativa e <strong>di</strong> gusto tra i due scrittori, entrambi ascrivibili – pertanto –<br />

“in un antinaturalismo <strong>di</strong> fondo, antinaturalismo <strong>di</strong> area francese”. 38<br />

D’Annunzio era a tal punto certo della fedeltà dell’amico e così sicuro della<br />

vali<strong>di</strong>tà del suo giu<strong>di</strong>zio letterario che quando si metterà alla ricerca <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>tore<br />

per la pubblicazione del testo francese de L’Innocente, egli suggerirà al suo<br />

traduttore transalpino, Georges Hérelle, <strong>di</strong> mettersi in contatto proprio con<br />

<strong>Gualdo</strong> per ottenere una lettera <strong>di</strong> raccomandazione da inoltrare a Lemerre. 39<br />

Ma era il 24 <strong>di</strong>cembre del 1896 e il povero <strong>Gualdo</strong> versava ormai in un assai<br />

precario stato <strong>di</strong> salute, per cui in quell’occasione non poté certo essere <strong>di</strong> grande<br />

aiuto all’amico. Eppure, nonostante la sua grave malattia, qualche mese prima<br />

egli era intervenuto sulle pagine del «Capitan Cortese» per prendere le <strong>di</strong>fese<br />

<strong>di</strong> d’Annunzio contro le accuse <strong>di</strong> plagio letterario mosse da Enrico Thovez.<br />

Rispetto al <strong>di</strong>scorso elaborato da Verga – che imme<strong>di</strong>atamente lo precede – le<br />

parole <strong>di</strong> quello gual<strong>di</strong>ano appaiono piuttosto succinte; non bisogna <strong>di</strong>menticare,<br />

però, ancora una volta, lo stato <strong>di</strong> invali<strong>di</strong>tà in cui questi versava all’epoca.<br />

36<br />

G. D’ANNUNZIO, Il Piacere, in Prose <strong>di</strong> romanzi, vol. I, Milano, Mondadori, 1988,<br />

pp. 284-285.<br />

37<br />

L. GUALDO, Une ressemblance, in Romanzi e Novelle, cit., p. 257.<br />

38<br />

E. DE TROJA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> e d’Annunzio, cit., p. 171.<br />

39<br />

G. TOSI, D’Annunzio à Georges Hérelle. Correspondance, cit., p. 113.<br />

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