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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

una vedova per il me<strong>di</strong>co, che le salva l’adorata figliuolina, e delle più curiose manifestazioni<br />

patologiche derivanti in costei da nevrosi. 383<br />

Si tratta, dunque, <strong>di</strong> un romanzo che egli non esita a definire una “œuvre<br />

intime et de demi-teinte, […], d'indole affatto fisiologica, priva <strong>di</strong> colori e <strong>di</strong> situazioni<br />

ad effetto, ancor più semplice della Faute de l'abbé Mouret nell'intreccio,<br />

assai meno drammatica (per la massa dei lettori) <strong>di</strong> tutti gli altri volumi dello<br />

Zola”. 384 Eppure Cameroni è combattuto; sembra non voler (o poter) stigmatizzare<br />

un testo realizzato dalla mano del suo autore pre<strong>di</strong>letto, quello Zola che<br />

fino ad allora in ogni opera era apparso come la cartina <strong>di</strong> tornasole del proprio<br />

ra<strong>di</strong>calismo politico. 385 Forse è per questo motivo che egli giunge ad<strong>di</strong>rittura ad<br />

esaltare la “meravigliosa finezza d'analisi e <strong>di</strong> forme” della Page d'amour, nella<br />

fattispecie quando l'autore si accinge a “seguire (<strong>di</strong> giorno in giorno, d'ora in<br />

ora) le minime fasi dell'amore <strong>di</strong> Elena, nato dalla gratitu<strong>di</strong>ne materna, cresciuto<br />

colla stima e coll'intimità”. 386 L’inusuale ed assolutamente non-cameroniana<br />

recensione prosegue poi, poco oltre, con la <strong>di</strong>chiarazione della impossibilità <strong>di</strong><br />

riassumere le vicende narrate nel capolavoro psicologico zoliano e con il consiglio<br />

<strong>di</strong> provvedere autonomamente alla lettura, attraverso il tipico approccio da<br />

destinarsi agli scritti letterari della tipologia in cui rientra la Page d'amour, ciascuno<br />

spinto dall’intento <strong>di</strong> “gustarli a centellini”. 387 Se a questo punto si fa<br />

nuovamente riferimento alle parole del critico milanese in relazione ai testi <strong>di</strong><br />

<strong>Gualdo</strong> (parole sincere dunque, certamente non inficiate da incon<strong>di</strong>zionate adorazioni<br />

nutrite per Zola), si scoprirà che nella – seppur molto positiva – recensione<br />

a Decadenza <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong>, Cameroni non ha dubbi circa l’inferiorità del romanzo<br />

psicologico (ed intimista) nei confronti <strong>di</strong> quello realista in senso stretto:<br />

Per causa delle mie convinzioni materialiste sono d'opinione, che il romanzo<br />

naturalista armonizza coll'in<strong>di</strong>rizzo positivista della scienza e della sociologia, assai<br />

meglio del romanzo psicologico, il quale degenera spesso in evanescenze idealiste. Parimenti<br />

credo che il romanzo naturalista sia <strong>di</strong> gran lunga preferibile per la vastità dei<br />

383 Ivi, p. 51.<br />

384 Ibidem.<br />

385 G. FARINELLI, Felice Cameroni, cit., p. 158.<br />

386 F. CAMERONI, “Une page d'amour”, cit., p. 52.<br />

387 Ibidem.<br />

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