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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Nella Roma bizantina: contatti letterari e collaborazioni e<strong>di</strong>toriali nella capitale<br />

Data la scelta dell’argomento – la vita <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>ocre, piccolo borghese<br />

opportunista che tenta l’ascesa parlamentare – verrebbe da chiedersi (come in<br />

effetti ha, in parte, fatto la critica) 99 se durante il processo <strong>di</strong> ideazione della sua<br />

opera abbia potuto agire un qualche influsso riconducibile ad un – <strong>di</strong> poco –<br />

precedente e affine lavoro <strong>di</strong> Matilde Serao, La conquista <strong>di</strong> Roma (1885). Benché<br />

i due romanzi presentino trame che prendono sviluppi narrativi <strong>di</strong>versi e<br />

vadano ascritti a tipologie del tutto <strong>di</strong>fferenti (collocandosi il procedere <strong>di</strong><br />

<strong>Gualdo</strong> nell’alveo tutto francese del roman psychologique e soprattutto <strong>di</strong> quello<br />

décadent), è evidente che si tratta <strong>di</strong> due libri in cui, in maniera analoga, “il<br />

romanzo politico deborda ‘naturalmente’ nella non-politica”. 100 Le sorti <strong>di</strong> entrambi<br />

i deputati, il meri<strong>di</strong>onale Francesco Sangiorgio ed il lombardo Paolo Renal<strong>di</strong>,<br />

si concluderanno, inoltre, entrambe con l’ammissione <strong>di</strong> un catastrofico<br />

senso <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta (sia della carriera lavorativa che <strong>degli</strong> infelici amori) e con la<br />

conseguente constatazione <strong>di</strong> aver vissuto un’esistenza ascrivibile, al suo culmine,<br />

in una vera e propria sconfitta cosmica. Secondo Elisabetta de Troja, infine,<br />

un’ulteriore affinità tra Decadenza e La conquista <strong>di</strong> Roma potrebbe essere<br />

in<strong>di</strong>viduata nell’uso piuttosto simile che i rispettivi autori fanno talvolta delle<br />

descrizioni, laddove il paesaggio appare snaturato e corrotto dal malessere <strong>di</strong><br />

fondo che governa i protagonisti dei due romanzi. Oltre tutto, così come le descrizioni<br />

gual<strong>di</strong>ane risultano agli occhi del lettore caratterizzate da “un grigiore<br />

pulito, quasi metafisico”, allo stesso modo nel testo della Serao prevale (ma<br />

me<strong>di</strong>ante il ricorso ad un’altra tecnica narrativa, che Mario Pomilio ha definito<br />

“barocchismo”), un effetto analogo scaturente dalla peculiare capacità della<br />

scrittrice <strong>di</strong> radunare i particolari descrittivi e le molteplici osservazioni del<br />

mondo in un’ottica <strong>di</strong> voluta per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> “luce e vita” delle cose. 101<br />

Decadenza avrebbe rappresentato l’apice del successo professionale gual<strong>di</strong>ano,<br />

ma anche l’avvio <strong>di</strong> un periodo estremamente <strong>di</strong>fficile dal punto <strong>di</strong> vista<br />

dell’esistenza privata, vedendosi l’autore costretto con sempre maggiore frequenza<br />

al capezzale dell’amatissima madre malata, la quale si sarebbe infine<br />

spenta il successivo 12 aprile 1893. Matilde Serao ne apprenderà la notizia con<br />

99 Penso, ad esempio, al saggio <strong>di</strong> E. DE TROJA, La corsa verso il nulla. Su «Decadenza»<br />

e altri romanzi parlamentari, cit., pp. 383-398, dove accanto al testo gual<strong>di</strong>ano vengono analizzati<br />

L’Onorevole Paolo Leonforte <strong>di</strong> Enrico Castelnuovo, La conquista <strong>di</strong> Roma <strong>di</strong> Matilde Serao,<br />

Il Piacere <strong>di</strong> d’Annunzio e L’Automa <strong>di</strong> Butti.<br />

100 Ivi, p. 386.<br />

101 Ivi, p. 388.<br />

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