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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

queroute du naturalisme” 436 in Francia a partire dal 1880, quando cioè, dopo soli<br />

tre anni dalla fondazione, l’échole delle Soirées de Medan, sorta attorno alla<br />

figura del maestro Zola, aveva iniziato a dar segni <strong>di</strong> ce<strong>di</strong>mento e <strong>di</strong>sunione: il<br />

primo <strong>di</strong> questi stu<strong>di</strong> gual<strong>di</strong>ani, <strong>di</strong> cui si è fatta poc’anzi menzione, comparve<br />

sull’«Illustrazione Italiana» del <strong>di</strong>cembre 1887, il secondo – <strong>di</strong> cui pure si è detto<br />

a proposito della descrizione <strong>di</strong> Venezia – traduzione del precedente ma con<br />

ampie e significative integrazioni, fu pubblicato sulla «Nouvelle Revue» esattamente<br />

un anno dopo, il terzo, poi, uscì sulla «Cronaca d’Arte» del settembre<br />

1891, ed il quarto, infine, quasi un ritratto intimo e privato dello scrittore, vide<br />

la luce sulle pagine del perio<strong>di</strong>co italiano «L’Illustrazione Popolare», benché<br />

redatto a Parigi, nel gennaio 1897. L’interesse de<strong>di</strong>cato a Bourget da <strong>Gualdo</strong> in<br />

questi anni rappresenta un dato assai rilevante se si tiene conto della lunga e<br />

contrad<strong>di</strong>ttoria parabola dell’intellettuale francese, se si considera la duratura<br />

amicizia che legò i due scrittori e soprattutto se si pensa alla non trascurabile influenza<br />

letteraria subita da <strong>Gualdo</strong> nell’adozione (che restò però sempre piuttosto<br />

critica) del cosiddetto “realismo psicologico”.<br />

Con il primo articolo su Bourget, il milanese sembra aver ormai assunto<br />

una maggiore autonomia critica rispetto ai suoi precedenti interventi: lo sforzo<br />

<strong>di</strong> libertà nel valutare il personaggio Bourget e la sua opera letteraria può forse<br />

trovare una giustificazione nel fatto che <strong>Gualdo</strong>, nel tracciare il profilo dell’amico,<br />

finisce col ritrarre spesso un po’ anche se stesso, attribuendo allo scrittore<br />

francese attitu<strong>di</strong>ni e qualità che sono prevalentemente sue. Sebbene <strong>Gualdo</strong><br />

in gioventù non avesse dovuto superare momenti <strong>di</strong>fficili perché nome e patrimonio<br />

gli avevano permesso <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi senza <strong>di</strong>fficoltà agli stu<strong>di</strong> e <strong>di</strong> immergersi<br />

con <strong>di</strong>sinvoltura nella vita delle lettere, dei viaggi e delle relazioni mondane<br />

– mentre lo scrittore francese “domandava tutto all’avvenire, in un’aspirazione<br />

entusiastica” e pur provenendo dalla periferia aveva impiegato “l’energia<br />

<strong>di</strong> tutto l’esser suo verso un sogno arduo e sublime” perché “innamorato<br />

della letteratura, ad essa sola chiedeva la gloria” 437 –, il conte <strong>Gualdo</strong> era dotato<br />

<strong>di</strong> una stoffa umana generosa, come sottolinea Valeria Donato Ramaciotti, e<br />

grazie alla sua amicizia piena e senza riserve, non inquinata da alcuna gelosia <strong>di</strong><br />

mestiere, evidenzia in più punti del suo saggio le capacità e le doti autentiche<br />

dell’amico perché egli “capisce ed in fondo ammira la tenacia e la forza <strong>di</strong> vo-<br />

436 F. BRUNETIÈRE, Le roman naturaliste, in «Revue des Deux Mondes», 1 er septembre<br />

1887. 437 L. GUALDO, Paolo Bourget, cit., p. 406.<br />

404

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