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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Nella Roma bizantina: contatti letterari e collaborazioni e<strong>di</strong>toriali nella capitale<br />

Con In ritardo <strong>Gualdo</strong> ripercorreva gran parte dei temi cari alla sua precedente<br />

produzione narrativa; protagonisti un giovane, ingegnoso ma povero poeta<br />

– Luciano Ricciar<strong>di</strong> –, una più matura però bellissima, elegante donna forestiera<br />

– la contessa <strong>di</strong> Sontanges – e, accanto ad essi, il Tempo. Amico e nemico<br />

dei due personaggi, questa presenza accompagna le loro vicende (che hanno<br />

luogo tra Roma e la Svizzera) indossando una duplice veste, dapprima in qualità<br />

<strong>di</strong> immemore conservatore <strong>di</strong> aspetti, corpi, occasioni e momenti che permette<br />

<strong>di</strong> sfidare lo scorrere delle stagioni, per poi mostrarsi, nella parte conclusiva,<br />

come ineluttabile forza che tutto trasforma nello scoccare <strong>di</strong> un solo breve istante.<br />

Contrariamente alle aspettative del lettore, che assiste nell’incipit del testo<br />

all’incalzante corteggiamento – per quanto frammezzato da continui impe<strong>di</strong>menti<br />

–, la relazione tra lo scrittore e l’ammaliante dama porterà alla nascita,<br />

nell’epilogo del racconto, <strong>di</strong> una intensa e <strong>di</strong>sinteressata amicizia. A seguito<br />

della scena <strong>di</strong> apertura, in cui, tra ammiccamenti e sguar<strong>di</strong> furtivi, Luciano e la<br />

donna – le cui carni “certo l’unghia del tempo non doveva aver potuto segnare<br />

facilmente” 72 – stabiliscono <strong>di</strong> frequentarsi, essi comprendono <strong>di</strong> essersi già conosciuti<br />

in passato in un piccolo albergo svizzero: all’epoca il ragazzo era rimasto<br />

ammaliato dal piccolo, perfetto “piede spagnuolo” <strong>di</strong> una raffinata signora,<br />

il cui capo era però coperto da un doppio velo, una signora che si rivelerà poi<br />

essere, come da copione, la contessa poi fortuitamente incontrata a Roma.<br />

Secondo lo schema vincente già utilizzato nella Ressemblance (quello stesso,<br />

come si è visto, che sarà valido anche ne Il Piacere <strong>di</strong> d’Annunzio), Ricciar<strong>di</strong><br />

scopre “che la incognita <strong>di</strong> Baiden e questa M.me de Sontanges […] formavano<br />

una sola persona”, ma a <strong>di</strong>fferenza del precedente caso <strong>di</strong> Anna/Annette<br />

(e poi, se si vuole, anche <strong>di</strong> Elena Muti/Maria Ferres) dove le fattezze <strong>di</strong><br />

due <strong>di</strong>verse partners venivano condensate in quelle <strong>di</strong> una soltanto, nella novella<br />

In ritardo i ricor<strong>di</strong> relativi a due persone <strong>di</strong>stinte (poiché in quanto tali vengono<br />

percepite dal personaggio maschile) risultano, infine, riconducibili davvero<br />

alla medesima figura muliebre. Non c’è dubbio, comunque, che il meccanismo<br />

<strong>di</strong> déjà vu alla base <strong>di</strong> entrambe le storie ideate e raccontate da <strong>Gualdo</strong> sia,<br />

in fondo, lo stesso e che la frase con cui il narratore commenta la reazione <strong>di</strong><br />

Luciano alla scoperta dell’identità dei due personaggi potrebbe senza <strong>di</strong>fficoltà<br />

72 Ivi, p. 3.<br />

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