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Annali dell'Islam

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23. a. H<br />

[ARABIA. - Il<br />

liffo 'Umar<br />

caratterist iche<br />

personali.]<br />

Ca-<br />

: sue<br />

§§ 227-23fJ. 23. a. H.<br />

§ 227. — (al-Wàqidi, da Qays b. Rabi'. da Atà b. al-Sàib, da Zadàn,<br />

da ISalmàn al-Fàrisi). 'Umar domandò a Sai man : « Sono io un re (malikj<br />

«o un vicario (kha 1 ifah) ? ». Rispo.segli Salmàn : «Se tu hai percepito<br />

« dalla terra dei Musulmani un dirham o meno o più, e lo liai dato poi<br />

« a chi non gli spettava, allora sei un re, non un vicario ». Ed Umar<br />

scoppiò a piangere (Saad, 111. 1. pag. 221. liii. 4-7) [G.].<br />

§ 228. — (al-Wàqidi, da Abdallah b. al-Hàrith. da suo padre [al-<br />

Hàrith], da Sufyàn b. abì-l-'Avvgà). Disse Umar b. al-Khattàb: « Per Iddio,<br />

« io non so se sono vicario (kh al ifah) o re (malik). Che se fossi re, sa-<br />

« rebbe un affar grave ». — « O Emh'o dei Credenti », disse uno. « v"è<br />

« differenza tra i due ». — « Quale? ». — « Il vicario non toglie se non<br />

« il giusto, e non spende se non in ciò eh' è giusto, e cosi fai tu. sia lode<br />

« a Dio I II re invece fa violenza agli uomini :<br />

prende<br />

(con arbitrio) dal-<br />

« l'uno e dà all'altro ». Allora 'Umar tacque (Saad. III. 1. pag. 221. lin. 7-Vi)<br />

[G.].<br />

Si comprenderanno meglio il valore di queste tradizioni ed il loro<br />

significato intimo, quando verremo al califfato Umayyade. La tradizione<br />

ortodossa ha cercato infirmare la legalità del loro titolo di khalifah o<br />

successori del Profeta, e perciò capi spirituali dell'Isiàm, e ha voluto che<br />

siano stati semplicemente re, malik, o sovrani temporali come tutti gli<br />

altri, senza veruna funzione o autorità spirituale (cfr. Lammens, Mo-<br />

'awia 1*", cap. X, «Le Mulk des Omaiyades »).<br />

§ 229. — (al-Wàqidi, da Sufyàn b. 'Uyaynah, da Mutarrif da al-Sa'bi).<br />

Quando Umar nominava un governatore, faceva l'inventario (kataba)<br />

dei beni di lui (Saad. m, 1, pag. 221, lin. 16-18) [G.].<br />

In questo modo verificava poi se avesse rubato nell'ammiuistrare la<br />

provincia. La corruzione fu uno dei primi e maggiori vizi che s'infiltrò<br />

nell'organismo islamico (cfr. §§ 296, 298).<br />

§ 230. — (al-Wàqidi, da 'Utfimàn b. Abdallah b. Ziyàd mawla<br />

Mus'ab b. al-Zubaja-, da Ayyùb b. abi Umàmah b. Sahl b. Hunayf. da<br />

suo padre [abù Umàmah]). Stette 'Umar per qualche tempo senza prender<br />

nulla per sé dell'entrate pubbliche, talché gli sopravvenne la povertà. Mandò<br />

allora a chiamare i Compagni dell' Inviato di Dio, e si consultò con loro,<br />

dicendo: « Io mi sono occupato in questo affare (cioè nel governo): orbene<br />

« quanta parte mi spetta delle rendite? ». Disse 'Uthmàn b. Afian ovvero<br />

Sa'id b. Zayd b. 'Amr h. Nufayl : «Mangia e cibati». Domandò allora<br />

(il Califfo) ad 'Ali: «Che ne dici tu?». — «(Il cibo della) mattina e<br />

«(quello della) sera», rispose 'Ali. E 'Umar ne prese (Saad. III, 1, pa-<br />

gina 221, lin. 18-25).<br />

126.

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