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Annali dell'Islam

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sciate dal Profe-<br />

ta.]<br />

S§ 62«i, 6-27. 23. a. H.<br />

23. a. H. lultura predisponeva ad abbracciare nuovo idee sul mondo .spirituale, le<br />

(La zakat la sa-<br />

^j,(|,]^,^t.,.it,te tendenze anti-materialistiche avevano ottenuto una larga dif-<br />

Q 3 Q d n 6 16 ISTI*<br />

tuzioni fiscali la- fusione, compenetrando perciò anche lo spirito irrequieto del Profeta sin da<br />

molto tempo prima ch'egli iniziasse la propaganda islamica.<br />

Al concetto dell'unità di Dio, alla sua adorazione, alla minaccia della<br />

fine del mondo, all'obbligo della preghiera come atto di sottomissione, e<br />

del digiuno come atto di contrizione — tutti concetti giudeo-cristiani —<br />

venne perciò naturalmente ad aggiungersi nell'Isiàm primordiale, quello<br />

dell'elemosina, come virtù per eccellenza, specificata con il nome di za-<br />

kat. Il precetto quindi di donare, come virtù religiosa, ritorna spesso nelle<br />

rivelazioni quraniche del periodo makkano, e non solo in termini generici:<br />

« diano e distribuiscano di ciò che noi abbiamo a loro concesso » (Qur-àn,<br />

XIII, 22; XXVIII, 64; XXXII, 16; XXXIV, 38; XXXV, 26; XXXVI.<br />

47, ecc.), ma anche con maggiore forza e precisione, come, ad esempio, nei<br />

versetti (LXX, 24-25) : « È segno distintivo del musulmano che egli rico-<br />

« nosca al mendicante ed al bisognoso un diritto sui propri beni ». Il do-<br />

vere di donare primeggia tra gli obblighi dei credenti e ritorna molte e<br />

molte volte con l'espressione precisa di zakàt, e suoi derivati, e qualche<br />

rara volta con il significato di giustizia che si manifesta con i doni. Risulta<br />

anzi dal modo come questi termini sono usati, che il significato generale,<br />

più antico, di « merito, giustizia » era conosciuto anche da Maometto, seb-<br />

bene nell'animo suo predomini quello più particolare di « dono fatto a<br />

« scopo di carità » : a volte è difficile stabilire quale dei due significati sia<br />

precisamente nel pensiero di Maometto.<br />

Nel Qur-àn la radice verbale zakà significa «essere religioso, pio,<br />

« giusto » ossia tale da potersi presentare dinanzi a Dio ed ottener la ri-<br />

compensa. Non bisogna sforzarsi di strapparne un senso più preciso di<br />

quello che al termine ha dato colui che l'iia introdotto nella lingua araba,<br />

dacché Maometto semiticamente giucca a volte sul significato letterale della<br />

radice araba e quello speciale esotico del sostantivo zakàt.<br />

§ 527. — Qui appresso diamo i passi del Qur-àn che si riferiscono<br />

alla zakàt ed alla sadaqah, disposti nell'approssimativo ordine crono-<br />

logico delle rivelazioni:<br />

(1) LXXXVII, 14-15 (Makk.). « Ha ottenuto felicità chi ha voluto essere<br />

« pio e giusto (t a z a k k a) e ricorda il nome di Dio e fa la preghiera (.s a 1 a t) ».<br />

(2) LXXIX, 18 (Makk.). « Hai tu desiderio di essere pio e giusto (ta-<br />

«zakka)?» dice Dio a Mosè perchè lo ripeta a Faraone.<br />

(3) LUI, 33 (Makk.). « Dio vi conobbe bene quando vi generò dalla<br />

« terra, e quando eravate embrioni nella matrice delle vostre madri, perciò<br />

294.

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