Annali dell'Islam

23. a. H. §§ 827, ftw.
tuiia. Egli era ima tempra d uumo, nella quale il buso^uu ili lottare e di 23. a. h.
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emergere costituiva, si può dire, Umica ragione per vivere: quindi nelle ruomo ed il so-
difficoltà egli trovava quasi un piacere, perchè gli davan occasione di ini- vrano: sintesi
piegarvi tutta la sua forza a vincerle.
§ 828. — La fortuna viene sempre in aiuto dei forti, né tale assioma
popolare si smentì nel caso di 'Umar. Gli Arabi sotto Hims subirono un
primo scacco doloroso nel 14. H. (19 Uumàda II 14. a. H. ; cfr. 14. a. II.,
gg
180-181). Pochi mesi dopo i Greci scendevano alla riscossa dal nord e
gli Arabi, presi dal panico dinanzi a forze più numerose, abbandonarono
nel 15. H. tutte le conquiste fatte in Siria e si ritrassero sul limitare dei
deserto presso il corso famoso del Yarmùk (cfr. 15. a. H., §§ 11 e segg.).
Quando sembrava fosse scoccata l'ora più nera della fortuna araba, gì' inva-
sori ebbero invece un utile ammaestramento e il Califfo colse il destro di
entrare alfine personalmente nella direzione della campagna, ed affermarvi,
quale sovrano dell'Islam, la sua autorità sulle genti armate. La umiliazione
militare della ritirata e dell'abbandono di tutte le conquiste risultò in un
bene morale per la unità di governo e di comando: fu uno scacco per Khàlid,
che riuscì giovevole ai segreti fini di 'Umar.
I rovesci subiti dalle armi musulmane in vari siti, nell'Iraq, ]jres.su
al-Basrah (cfr. 14. a. H., § 70 e nota 1) e sotto le mura di Ilims, ed
infine la sospensione di ogni attività militare araba alla vigilia del Yarmùk
in Suia, erano prove indiscutibili che il sistema seguito nel primo triennio
delle conquiste aveva alcuni gravissimi difetti, che occorreva correggere
con pronta energia. 'Umar si prefisse perciò di coordinare il moto di espan-
sione, e tramutarlo da razzia in conquista. Primo rimedio urgente era rego-
lare l'anarchia nei comandi e por fine ai ripieghi, con i quali i capitani
in Siria accomodavano tra loro la faccenda del comando generale, quaiulo
era imminente un grande pericolo, o s'imponeva la necessità di agire uniti
per una grande impresa. La concordia dei capitani in Siria aveva dato i
suoi buoni frutti alla vigilia di Agnàdayn, e durante la campagna inco-
minciata a Baysàn alla fine del 13. H. (cfr. 13. a. II., §§ 202 e segg.) e
terminata alla metà del 14. H. con la caduta di Damasco (cfr. 14. a. IT.,
§§ 192 e segg.).
L'idea quindi di unirsi stabilmente e di occupare permanentemente
il paese cominciò a farsi strada tra gli stessi combattenti ed in Madi-
nah : d'altra parte i rovesci subiti ed i precedenti del Yarmùk porgevano
al Califfo non solo un'occasione per porre Khalid in seconda linea (? nel-
l'ombra, ma anche un motivo inconfutabile per esigere un riordinamento
ed una fusione di tante forze staccate ed indipendenti sotto un uuoso
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