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Annali dell'Islam

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23. a. H.<br />

|Le condizioni fi-<br />

scali delle Pro-<br />

vincieconquista- teal principlodel<br />

dominio arabo,<br />

e in particolare<br />

sotto il regno di<br />

Umar.l<br />

% 733. 23. a. H.<br />

coltura intensiva e popolate da abitanti che attendevano a questa coltura:<br />

i' poi quelle co.si dette terre morte (mawàt).<br />

Queste ultime alla lor volta potevausi .suddividere iu due clas.si minori,<br />

vale a diro: prima, la categoria di terre non coltivabili per effetto della<br />

loro sterilità, o mancanza d'acqua, e per essere spesso o continuamente<br />

inondate e, seconda, la categoria delle terre che erano diventate dema-<br />

niali durante la conquista per l'abbandono dei proprietari. Di queste ve<br />

n'erano naturalmente di due specie, ossia tanto quelle lasciate senza veruna<br />

coltura anche dai proprietari fuggiti, quanto l'altia delle terre, rimaste<br />

senza proprietari, ma popolate ancora ilai contadini, servi della gleba, e<br />

quindi in pieno rendimento.<br />

Il Lammens sostiene con varie ragioni che le concessioni dei Calitìi<br />

debbano essere state principalmente di terreni incolti, abbandonati, di<br />

terre « morte » o al-mawàt nel vero senso della parola. Dello stesso pa-<br />

rere è anche il Becker [ZA., voi. XVIII, 306 e segg.]. Le terre demaniali<br />

che erano già sotto coltura e porgevano allo Stato il loro reddito integrale<br />

per ih mezzo di amministratori speciali o affittuari, non potevano presen-<br />

tare alcuna difficoltà amministrativa e fiscale per il governo islamico, e<br />

come avevano reso ai governi precedenti od ai proprietari primitivi, po-<br />

tevano rendere al novello Stato arabo. Più grave era il problema delle<br />

terre morte nel vero senso della parola, ossia incolte e deserte, ma suscet-<br />

tibili di bonifica e di coltivazione. Queste, dice il Lammens, erano di gran<br />

lunga la maggioranza, e quelle coltivate scompai'ivano quasi nell'immen-<br />

sità delle terre morte (Lammens M u '<br />

à<br />

w i y a h ,<br />

II, 1 24).<br />

L'ultima frase del dotto padre gesuita è perfettamente esatta solo nel<br />

caso che non si faccia distinzione nelle terre morte tra quelle coltivabili<br />

e quelle incoltivabili ; è più preciso però il Becker [1. c.J .specificando che<br />

le sole terre mawàt, di cui sui si possa discutere sono quelle coltivabili<br />

abbandonate senza coltura e quelle che avevan perduto il proprietario per<br />

fuga, morte, condanna, ecc. A nessuno premevano le terre incoltivabili:<br />

si trattò dunque soltanto di quelle senza proprietario, abbandonate, o su-<br />

.scettibili di coltivazione. Si deve però ritenere che le vere terre incolte,<br />

le mawàt, nel senso più proprio di terre morte ma coltivabili, non fossen»<br />

molte nei primi tempi islamici, mentre l'enorme letteratura tradizionistica<br />

che sorse nei secoli posteriori [cfr. Becker, ZA., voi. XVIII, 307] è prova<br />

che questa classe di terre crebbe a dismisura durante il dominio islamico<br />

per ragioni fiscali e politiche e sovrattutto per errata politica agraria che<br />

o rovinò o cacciò dalla terra i contadini. La maggior parte delle terre che<br />

gli Arabi indemaniarono, dovevano essere terre redditizie e buone, am-<br />

414.

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