Annali dell'Islam

della sua vita e
del suo califfato.)
§§ 823, 824, 23. a. H.
23. a. H. del Profeta. In altro luogo (cfi-. 13. a. H.. §§ 30-35; 14. a. li., g§ 192 e segg.)
|ii Califfo Umar:
I uomo ed il so-
.^ abbiamo, io crcdo, a sufficienza dimostrato, come dal giorno in cui
vrano: sintesi Khalid b. al-Walid lasciò Madìnah nell'anno 11. H., sino al giorno in cui
l'ultimo esercito di Eraclio perì nella fatale vallata di Wàdi al-Ramàd,
sotto l'altura di \'àqù.sali, nel Ragab del 15. IT., Jvhalid abbia sicuramente
mantenuto per proprio merito ed in modo incontrastato il primato morale
ed anche la direzione effettiva delle milizie musulmane durante la cam-
pagna in Siria. Dunque in tutto questo periodo 'Umar nulla fece palesemente
contro il grande generale, perchè gì' immensi servigi resi alla causa
dell' Islam dovevano assolutamente vietare ogni sfogo di risentimenti per-
sonali, quali essi fossero, contro il temibile collega. Tra i due uomini in
quel periodo non vi fu mai vm vero conflitto, sebbene mai fossero amici
e colleghi.
Nota 1. — È probabile che lo sdegno per l'atto di Khàlid non fosse dovuto tanto alla violazione
di una disposizione quranica, quanto perchè contrario ad un antico uso pagano, comune a moltissimi
popoli primitivi. Durante la guerra non si debbono toccare le donne: ogni commercio con esse mentre
si è in armi contro il nemico, può avere conseguenze fatali tanto per il violatore, quanto per i suoi
amici e colleghi. Questo fa parte di tutta quella intricata psicologia primitiva, di cui ora si va investigando
e scoprendo la vasta trama. Cfr. Frazer, The Golden Bongh, 'à^ ediz., voi. II, pag. 157 e segg.,
19:5-204: Crawley, The Mystic Rose, pag. 187 e segg., 207, ecc.
§ 824. — Le vicende della guerra sortirono intanto effetti del tutto im-
previsti, e l'azione trasformatrice del tempo tramutò anche radicalmente
le condizioni d'equilibrio politico dello Stato musulmano. È bene perciò a
questo punto di prendere in considerazione un altro aspetto assai impor-
tante del problema.
Nel giudicare l'opera di abù Bakr e di 'Umar gli storici dell'Islam,
quasi inconsapevolmente suggestionati dalla tradizione, hanno accettato
senza discutere l'affermazione tradizionistica che il califfato, sin dai pri-
mordi fosse rivestito di tutto quel prestigio e di tutta quell'autorità di cui
godette poi, quando divenne ricco di tradizione venerabile. Invece vedemmo
altrove (cfr, 11, a. H,, §§ 63 e segg,) come l'elezione di ahu Bakr fosse una
novità, un vero colpo di Stato, consumato con somma valentia ed accor-
tezza, e ne venisse il califfato, un' istituzione politica, mancante d'ogni
tradizionale dignità di natiu'a precaria e priva di' forza realmente coer-
citiva all' interno, per quanto potesse sembrare temibile e potente rispetto
ai nemici esterni. Una prova sufficiente l'abbiamo nel numero, nella qua-
lità e nei sentimenti rivelati da quei Compagni e congiunti strettissimi
del Profeta, i quali per molti mesi non riconobbero ad abù Bakr la legit-
timità della sua pretesa di esser il capo e rappresentante della comunità
musulmana (cfr, 11, a. H,, § 37, nota 3), Il califfato di abù Bakr fu, come
ammette la stessa tradizione, una sorpresa, un atto direi quasi illegale, non
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