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Annali dell'Islam

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§§ 37!», 380 23. a. H.<br />

23. a. H. Nota 1. — L'Isiàm i- la più democratica delle grandi religioni: ciò è stato non già effetto dell»<br />

(NECROLOGIO.<br />

- volontà del Profeta, ma il trutte di volontaria, spontanea evolnzione dei popoli asiatici che abbraccia-<br />

Gabalah b. al- rono la nuova fede con profondo sentimento religioso. E anche la ragione per la quale oggi trionfa<br />

Ayham.' fHcilmente sul Cristianesimo tra i popoli primitivi in Africa ed in Asia: i proseliti' si sentono elevati<br />

dall'Islam, e realmente equiparati a tutti gli altri musulmani.<br />

§ 380. — l'al-Harami b. abi-1-' Ala, da al-Zubayr b. Bakkàr, da Muhammad<br />

b. al-Dahhàk. da suo padre:) ó-abalah si recò da 'Umar con mille dei<br />

suoi, abbracciò l'Isiàm. Avendo avuto uno scambio di parole con uno<br />

di Madiuah, egli insultò il madanita, e poiché questi replicò alle sue in-<br />

giurie. Grabalah lo schiaffeggiò. Il madanita rispose con un altro schiaffo,<br />

e allora i compagni di Grabalah gli saltarono addosso. Ma questi disse:<br />

« Lasciatelo stare, finche io inten-oghi il suo capo (= 'Umar), per vedere<br />

« che sodi.sfazione saprà darmi ». Si recò dunque da Umar e gli narrò la<br />

cosa. 'Umar gli disse: «Tu hai agito così con lui, ed egli ha ricamliiato<br />

«il tuo trattamento in egual modo». Disse Grabalah: «Tu non hai altro<br />

« da dirmi se non ciò che io vedo? ». — « No », rispose, « e voi che cosa<br />

« fate in caso simile ? » . Disse Grabalah : « Chi e' ingiuria, noi lo percuo-<br />

« tiamo. e chi ci percuote, l'uccidiamo ». Ma 'Umar disse: « Il Qur-àn non<br />

«ammette altro che il qisàs (la pena del taglione)». Allora quegli adi-<br />

rato partì coi suoi, si recò nel territorio degli al-Rùm, e si fece cristiano.<br />

Ma più tardi si penti e disse questi versi :<br />

I nobili si fecero cristiani per [uou subire] l'onta di uno schiaffo... ecc.<br />

coi versi che seguono {qui omessi perchè sono citati per esteso piìi avanti<br />

nello stesso h a d ì th), ai quali al-Zubayi- b. Bakkàr aggiunge inoltre<br />

questi due:<br />

Potessi io essere in Siria e condurre la vita più modesta, sedendo colla mia gente,<br />

e spingendo attorno (? avendo perduto) l'udito e la vista.<br />

Profe.ssando la fede religiosa 'che essi professano, e che si trattenessero pure dietro<br />

a me il noioso liuto [= che sono stufo di sentire].<br />

Quando Mu'àwiyah divenne governatore (della Siria), mandò da lui invi-<br />

tandolo a tornare all'Isiàm, e gli promise di assegnargli l'intera al-Ghùtah,<br />

ma egli rifiutò quest'offerta.<br />

Dipoi Umar ebbe l' idea di scrivere a Hiraql per invitarlo a seguire<br />

Allah e l'Isiàm, e spedì a lui uno dei suoi Compagni, (xaththàmah b.<br />

Musàhiq al-Kinàni. e quando l' inviato giunse da lui con la lettera di<br />

Umar, Hiraql aderì a tutto salvo che all'Isiàm. Quando poi l'inviato vo-<br />

leva andarsene, Ilii'aql gli disse : « Hai veduto questo tuo parente che è<br />

«venuto da noi desiderando entrare nella nostra religione?». Rispose:<br />

«No». Disse Hiraql: « Va a vederlo». Allora, — raccontava l'inviato —<br />

io mi recai da lui, e come giunsi alla sua porta, trovai tale lusso, bellezza<br />

196.

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