Annali dell'Islam

23. a. H.
[Le condizioni fi-
scali delle Pro-
vincieconquista- teal principio del
dominio arabo,
e in panicolare
sotto il regno di
Umar.l
S 782. 23. a. H.
da sè e per sé solo senza darsi pensiero degli altri. 11 prima accordo è quello
ben autenticato di Hims nei primi mesi dell'invasione araba (cfr. 13. a. H.,
§ 20Bj. Quali furono i patti essenziali di siffatti accordi? Le fonti che ci
danno le pretese condizioni, tacciono quanto per noi sarebbe quasi l'essen-
ziale nel presente studio. Vale a dire le indennità provvisorie pagate dalle
città furono somme combinate dalle due parti indipendentemente dal ruolo
già esistente delle tasse da pagarsi al fisco imperiale, oppure insistettero
gli Arabi nel riscuotere tutto quanto già riscoteva il caduto governo? A
tale quesito non siamo in grado di rispondere sicuramente, perchè nessun
documento ci porge la desiderata informazione. Ragionando pei-ò per ana-
logia di casi simili, sai'emmo indotti a credere che in principio gli Arabi,
siccome non pensavano di rimanei'e nel paese e sostituirsi al governo bi-
zantino, si contentassero di esigere una somma qualunque, convenuta con
gli abitanti del paese, senza curarsi di altro. Gli abitanti stessi, nonostante
le prime vittorie arabe, si ritenevano ancora sudditi di Bisanzio: fino alla
vittoria del Yarmùk l'esito della campagna non poteva considerarsi sicuro.
Sappiamo che i primi accordi non implicavano una dichiarazione di sot-
tomissione: per una certa somma gli Arabi garantivano ai firmatari del-
l'accordo l'immunità da qualunque molestia e la difesa contro tutti, sicché
quando gli Arabi dovettero ritirarsi dinanzi all'esercito che soccombè sul
Yarmùk, i luogotenenti del Califfo, non potendo più difendere il paese,
restituh'ono agli abitanti le somme riscosse o rinunciarono, in tutto o in
parte, a quelle non ancora esatte (cfr. 14. a. H., § 210; 15. a. H., § 13).
Più tardi però, quando il governo di Madinah stabili di fare la con-
quista, è probabile che gli Arabi nel trattare con le singole città e di-
stretti esigessero che a loro venisse pagato tutto intero il ruolo delle tasse
prima versate nel tesoro imperiale. Siffatta ipotesi sembra la più logica
e conforme al contesto generale delle fonti. Non è escluso però che nella
confusione estrema della conquista qualche parte del paese si sottomet-
tesse a condizioni diverse (^), e che poi fosse necessario un processo un
poco delicato e difficile di aggiustamento. È bene però dire che nel giorno
in cui gli Arabi diVentavano i signori del paese, un accordo concluso per
un determinato tributo con una città durante la conquista, non poteva
essere valido in eterno e precludere agli Arabi il diritto sovrano di aumen-
tare o di modificare il tributo sotto forma d'imposta. Prerogativa princi-
pale del dominio è appunto la facoltà di esigere le imposte e di nuitarno
l'ammontare nei limiti del giusto.
E probabile che quella revisione generale delle imposte, ordinata da
Mu'àwiyah (Michele Sirio, II, 450), avesse appunto di mira, tra le altre
446.