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Annali dell'Islam

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^ò. 3. M. g jg4<br />

gizyah nel senso generale del tributo, v la cjarihah al-taàm. La 23. a. h.<br />

prima era in danaro contante, la seconda in natura. Nei papiri lii-lingui<br />

Lan"dei'ie"'prò-<br />

l^arabi-greci) gizyah è tradotta -.à ^r^jxóa'.a e daribah al-ta àm con vincioconquista-<br />

^ • / £_ T> 1 1 o -> oo 11 , . -1 • 1 . teal principiodel<br />

•r, s'VOAY, (etr. Becker, 1. e, pag. 82-83); dal contesto dei documenti è dominio arabo,<br />

chiaro che la gizN'ah era destinata al soldo delle genti d'arme (ossia « '" particolare<br />

all"atà al-gund) (cfr. Becker, 1. e., pag. 37, 58), mentre che i ta'àm *um°ar'.'<br />

erano le razioni e vettovaglie per le milizie (ossia gli arzàq al-gundi<br />

(cfr. Becker, 1. e, pag. 37, 68).<br />

Purtroppo i papiri, analizzati dal Milne, Egypt under Roman Ride,<br />

pag. 118-120. non per il sistema fiscale vigente sotto i Romani non ci<br />

porgono lume sulla corrispondenza precisa tra le tasse da noi elencate al<br />

§ 780 e quelle descritte nei papiri con le due semplici parole 5r^]j.Ó3t'y. e<br />

i\i^jrj)/fi. E probabile che i termini usati nei papiri arabo-greci si riferiscano<br />

ad espressioni fiscali entrati nell'uso comune durante il dominio bizantino,<br />

per il quale non abbiamo documenti papiracei. Mi sembra che sotto i<br />

bizantini si siano classificate le tasse in due categorie complessive, quella<br />

delle tasse in danaro contante e quella delle tasse in natura. Per ora non<br />

possiamo entrare in maggiori particolari, perchè argomento sul quale avremo<br />

a ritornare in altra occasione.<br />

Da questi documenti, come aveva già chiaramente dimostrato il Well-<br />

hausen (Reich, pag. 172 e segg.), risulta che con la parola gizyah ai<br />

primordi dell'Isiàm s'intese, nel senso datole dal Quràn, un sc-uplice tributo<br />

senza il concetto di tassa a capo. Il termine è di origine araba pura, e<br />

nel senso di tassa è di origine quranica, perchè Maometto la intese come<br />

reddito li Musulmani, quasi un compenso dovuto ai medesimi, perchè<br />

tolleravano la miscredenza dei Cristiani e degli Elirei (cfr. Becker Pa-<br />

pyri, pag. 38).<br />

Grli Arabi conquistatori importarono tale espiessione generica ovunque<br />

gmnsero con le loro conquiste, in Porsia, in Siria ed in Egitto. In questi<br />

due ultimi paesi il termine arabico facilmente si sostituì a quello greco<br />

e romano: in Persia invece si maritò con un termine ivi esistente già<br />

da molto tempo in aramaico, kharàgà, che era usato per definire la<br />

tassa a capo pagita dalle nazioni sottomesso ai Persiani, e di fede e<br />

nazionalità diverse dai Persiani dominatori (Noeldeke Perse r, 241,<br />

nota 1; Becker, loc. cit., 38-39; Tabari Glossarium, pag. ccxviij.<br />

Le popolazioni aramaiche nell' islamizzarsi arabizzarono il tei-mine usato<br />

in Persia e ne fecero kharàg, e i due termini, nei primi tempi, furcjmi<br />

usati promiscuamente come equivalenti, perchè erano ambedue tributi<br />

pagati da un popolo sottomesso al popolo dominatore. I due termini si<br />

44».<br />

57<br />

'*^"° *"

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