Annali dell'Islam

%i bò»6tA. 23. a. H.
23. a. H. metto riconobbe la proprietà fondiaria anche ai pagani in Arabia suoi
'sca^h"deiie"'pro' dipendenti : i primi e più antichi trattati conclusi con popoli non musul-
vincie conquista- mani durante le conquiste riconoscono il diritto di proprietà anche nel
dVmi'n'ir' arabo, ^'^'^o di non conversione (cfr. 10. a. H., § 120 e nota 1; §' 127 nota 1).
e in particolare
§ 560. — Gli Ebrei quindi di Khaybar, di Fadak e di Wàdi al-Qura,
u^g^ lo possiamo dire con sicurezza, furono i primi sudditi non musulmani del-
l' Islam, un fatto che forse gli storici dell'Islam non hanno finora messo
in sufficiente rilievo. L' importanza di tale conclusione è di considerevole
portata :
basti
dire che dal concorde silenzio delle tradizioni è certo che
essi non pagassero la gizyah, la tassa per eccellenza dei non mu.sulmani.
né furono soggetti a verun trattamento speciale per causa deUa loro re-
ligione. I Khajbaresi ed i loro correligionari delle altre oasi furono trat-
tati semplicemente come produttori di ricchezza a favore dell' Islam : niente
imposizioni umilianti sul modo di vestire, niente gizyah. Dobbiamo
perciò arguire in perfetta sicvirezza che, nel momento in cui il Profeta
Maometto conquistava le colonie ebraiche, egli ancora non aveva mai
preso in considerazione lo stato legale, né le condizioni con le quali genti
vinte, rimanendo di fede diversa, dovessero sottostare al dominio islamico.
Da ciò la posizione singolare che ha la conqviista di Khaybar e le reti-
cenze dei tradizionisti e giuristi, che non hanno osato indagare più pro-
fondamente la questione. Maometto ignorava allora il concetto della gizj'ah
e non aveva ancora mai sognato d'avere sudditi di fede diversa. Né fu
necessario esprimersi ancora nettamente sull'argomento, dacché gli Ebrei
sottomessi, pagando la metà del prodotto lordo della ten-a, avevano accet-
tato condizioni così oppressive da essere eguali alle tasse più esose. Si
noti intanto che nessuna tradizione musulmana esamina la questione, e da
niuna si può arguire che nella metà del prodotto lordo della terra fo.>