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Annali dell'Islam

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§§ 671-673. 23. a. H.<br />

23. a. H. .scrisse agli urna r a- al-agnàd, o comandanti militari in Siria, ordinando<br />

'^^""^<br />

sca'^°"den'e"'pród'<br />

imporre la gizyah su tutti (i maschi?) sulla pube dei quali era<br />

vincie conquista- passato il rasoio (= tutti quclU giunti all'età pubere, perchè allora v'era<br />

leal principio del ,, ,-, ^ ^ / < i\ i ii> i i i /<br />

^ dominio arabo, "SO di radersi il pube;: ogni uomo (ragul) deU ahi al-warq (= po»-<br />

e in particolare sessori di argento coniatoj doveva pagare quaranta dir ha m (all'anno), ed<br />

•u^gf I<br />

ogni uomo dell' ahi al-dzahab(= possessori di oro) doveva pagare quattro<br />

dìnàr (all'anno). Tutti questi dovevano inoltre fornire ai Musulmani i<br />

viveri necessari per il loro mantenimento, ossia grano (hintah) ed olio,<br />

in ragione di due mudd di grano e di tre aqsàt (pi. di qist, una mi-<br />

sura di capacità) di olio per ogni mese, da pagarsi da ogni uomo in Siria<br />

e nella Mesopotamia lal-Grazìrah). Impose a loro anclie un tributo di grasso<br />

(wadak) e di miele, ma Aslam non si ricordava in quale quantità. In<br />

Egitto ogni uomo (pagante la gizyah) doveva dare ogni mese un ardabb,<br />

un vestito (kiswah), ed ospitare per tre giorni i Musulmani di passaggio.<br />

(Balàdzuri, 124-125).<br />

§ 672. — (al-Husayn, da Muhammad b. Abd al-ahdab, da Ubaydallah<br />

b. 'Amr, da Nàfi'. da Aslam, mawla di 'Umarj. Il Califfo 'Umar scrìsse<br />

agli esattori delle imposte (umar a al-gizyah) che non imponessero le<br />

tasse tranne su coloro, sul pube dei quali era passato il rasoio: la gente più<br />

ricca, che possedeva oro (ahi al -dzahab), doveva. pagare quattro dinar<br />

(= moneta d'oro) olti-e a provviste per i Musulmani nella ragione di due<br />

mudd di grano (h i n t a h) per ogni uomo, e tre aqsàt di olio da imporsi<br />

ai contribuenti della Siria e della Mesopotamia, e l'ospitalità di tre giorni<br />

ai Musulmani di passaggio (Balàdzuri, 152).<br />

§ 673. — (abù Hafs al-Sàmi, da Muhammad b. Eàsid, da Makhiilj. In<br />

Siria i terreni che pagavano le decime (kull 'usri) erano quelli, dai quali<br />

gli abitanti primitivi erano emigrati, e che erano stati concessi in feudo<br />

ai Musulmani: questi avevano messo sotto coltura le terre abbandonati'<br />

[dai proprietari] (ma w^'5, tan) sulle quali nessuno aveva più verun diritto (');<br />

ma l'avevano rimesso sotto coltura con il permesso delle autorità (alwulàt)(')<br />

(Balàdzuri, 152).<br />

Nota 1. — La tradizione non tratta di tutte le terre demaniali, ma soltanto di quelle che durante<br />

le conquiste erano passato alla condizione demaniale, Tjercliè i proprietai-i erano fuggiti. Il sen.so impli<br />

cherebbe quindi che le concessioni di teire a musulmani in Siria fossero fatte di preferenza non sull»'<br />

terre che erano demaniali prima della conquista araba, ma su quelle che divennero tali nel corso e per<br />

effetto delle medesime. Non si tratta per ciò di terre abbandonate e deserte tanto da agricoltori, ma di<br />

quelle abbandonate dai soli propiietari. Ciò non toglie che qualche terra veramente deserta ed abbaudonata<br />

venissa rioccupata e bonificata; ma* quelle appartenevano ad un'altra categoria per la quale esi-<br />

steva speciale giurisprudenza (cfr. § 734). Secondo la teoria tutte le concessioni in feudo di terreno<br />

dovrebbero esser fatte con terre abbandonate e deserte. Nei primi tempi le concessioni furono tutte Hi<br />

terreni chiamati mawàt o morti, perchè abbandonati dai proprietari, ma coltivati intensivamente<br />

(cfr. § 685 nota l-òi, privando cosi l'erario di un reddito che avrebbe dovuto essere inalienabilmente<br />

S»i.

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