Annali dell'Islam

23. a. H.
delia sua vita e
del suo califfato.!
§ 8a8. 23. a. H.
./-iiita. sulla quale nossuno sapeva prenfere una iniziativa finché 'limar
i'uomo°ed i^so- n'^" avesse rivelato le sue intenzioni. Il Califfo, dopo la morte di abù
vrano: sintesi 'Ubaydah. tenne sotto tale riguardo una condotta affine a quella del
Profeta, vale a dire non lasciò trapelare in verun modo il suo intimo
pensiero, si lasciò sorprendere dalla morte prima di aver preso qualsiasi
deliberazione. Mentre però nel Profeta noi possiamo interpretare tale si-
lenzio come effetto assai probabile di un' istintiva ripugnanza all' idea della
propria morte, in 'Umar siffatto contegno provenne da un complesso di ra-
gioni morali e politiche di pili intricata analisi. 'Umar intuì che i maggiori
Compagni egualmente ambiziosi avevano tutti eguale speranza di diventare
un giorno califfo : questo stato d'animo, che generava viva reciproca gelosia,
rendevali disuniti ed incapaci di un'azione concertata contro di lui. Se
egli avesse espresso il desiderio che uno dei Compagni fosse il successore,
era inevitabile che tutti gli altri si sarebbero immediatamente trovati uniti
e concordi nel combatterlo. Il suo ostinato silenzio mantenne in essi quella
intima discordia, che permise ad 'Umar di dominarli facilmente. I tradi-
zionisti gli fanno un merito di non aver mai pensato a lasciare la suc-
cessione al proprio figlio. Ciò è prova d' ingeiiuità da parte dei tradizio-
nisti e i-ispecchia i sentimenti dinastici del tempo loro (ii secolo della
Higrah). 'limar non può nemmeno aver sognato a un simile en-ore : quando
verremo al califfato di Mu'àwiyah, comprenderemo meglio come una tale
idea dovesse essere estranea ad un uomo tanto sagace e preveggente quanto
'Umar, che conosceva assai bene la legge non scritta del deserto sulla suc-
cessione al primato nella tribù. A queste ragioni fondamentali se ne ag-
giunsero forse anche altre, né è improbabile che il suo enigmatico silenzio
venisse confortato anche da un altro umiliante sentimento, ossia dalla
pochissima stima che egli aveva dei Compagni superstiti e dalla ripu-
gnanza quindi di far cadere la sua scelta piuttosto su uno che sull'altro
di essi.
Secondo l'uso antico Umar non avrebbe potuto scegliersi un succes-
sore, ma è certo che dato la sua grande autorità, non gli sareblie stato dif-
ficile ottenere dalla maggioranza dei fedeli l'assenso per la successione di
un Compagno, se le qualità del medesimo fossero state largamente rico-
nosciute ed apprezzate dalla comunità, la quale si sarebbe imposta alle
meschine ambizioni degli altri. Ma purtroppo l'uomo eminente non esi-
steva, e le vicende dei due califfati di 'Uthmàn e di 'Ali sono l' irrefra-
gabile documento della loro inettitudine all'altissimo ufficio, e della sag-
gezza di 'Umar nel non fare la scelta del successore. 'Umar si era reso
perfettamente conto delle correnti ascose e dei partiti politici piìi forti
.514.