Annali dell'Islam

ff§ 6:w-542. 23. a. H.
23. a. H. j. noli acqua corrente;, siano tene dell'ard usr: quelle terre però che sono
[La zakàt, la sa
d aqa h e le Istl-
ta
irrigate da canali della terra dell' ard al-kharàg, o con acque prove-
tuzionifiscaiiia- jijenti da canali anhàr al-kharàg, sono terre dell'ard kharàg (')
sciate dal Profo- ,- , ,, r e irk\
' ^ ali va .
11. lin. 8-10),
XiiTA 1. — Questa tradizione ha uu interesse tutto particolare. Essa contiene in germe la memoria
(Ifillo raf2;ioni per le quali in Arabia non s'introdusse il kharàg fcfr. § .541), e perchè i Taghlih
non pagaron kharàg ict'r. 20. a. H., §§ 37 e segg.). Nei luoghi deserti dove l'acqua si trova soltanto nei
pozzi, prima della conquista musulmana non esisteva tassa fondiaria: lo stato nomade delle popolazioni
impediva l'imposizione di questa tassa persino nei territori bizantini e persiani. Gli Arabi imposero il
kharàg là soltanto ove essi trovarono già esistente quella tassa: nei luoghi deserti, ove essa non era
mai esistita non la imposero e si contentarono perciò di esigere le imposte nella stessa guisa nella
quale agivano con le tribù nomadi del deserto, vale a dire in ragione del decimo sui bestiami esistenti.
§ 539. I
Yahya
b. Adam, da Hasan b. Sàlih). Le tasse riscosse dai
mercanti non musulmani erano considerate come rendite del fay (con-
frontisi § 565 e nota 1) e non come sadaqah (Yahya, 11, lin. 3 e segg.).
§ 540. — (Yahya b. Adam, da Hasan b. Sàlih). Sui mercanti di fede
non musulmana si riscoteva, sulle loro merci, la tassa di un decimo una
.sola volta all'anno. Merci inferiori al valore di 200 d i r h a m erano esenti
da imposte (Yah3a, 10-11).
§ 541. — (a) I governatori ed esattori commettevano grandi ingiu-
stizie anche a danno di Musulmani, forzandoli a pagare piìi di quello che
dovevano (Yùsuf, 76, lin. 11 e segg.).
(6) Tutta l'Arabia pagava soltanto le decime (al- ' usr), e non tassa fon-
diaria (kharàg), perchè il Profeta non impose mai in Arabia quest'ultima
tassa, nonostante che egli conquistasse varie parti di essa (Makkah, per
esempio) (') (Yusuf, 33, lin 11).
(e) Nessun sovrano può imporre il kharàg sopra un terreno in Arabia,
perchè il Profeta impose solo le decime, e nessuno può mutare quello che
il Profeta ha oi'dinato (Yùsuf. 33, lin. 8-11; 34, lin. 3-5).
Nota 1. — Questa regola, o principio genei'ale fissato dai giureconsulti del u secolo della Higrah,
proviene dal fatto che il Icharàg, o tassa fondiaria era ignorata in Arabia, e perciò anche ignorata
dal Profeta. Gli Arabi vennero a conoscenza di questa tassa quando varcarono i confini della penisola.
Così nacque il concetto che l'Arabia fosse per volontà del Profeta un paese privilegiato, sul quale non
era lecito imporre la tassa kharàg !cfr. paragrafo seguente).
Difatti quando gli Arabi sottomisero i Taghlib cristiani della Mesopotamia (non trovando presso
di loro alcun catasto, o tassa fondiaria), imposero a quelli il doppio della tassa che avrebbero pagato
se fossero stati Musulmani, e ciò venne considerato come equivalente al kharàg (Yiisuf, 69, lin. 2-3).
Gfr. 20. a. H., §§ 37 e segg.
E noto inoltre che se uu non musulmano comperava un fondo in Arabia, dove non esisteva il
kharàg, gli s'imponeva il doppio della sadaqah come equivalente del kharàg lYùsuf, 69, lin. 19
e seguenti).
§ 542. — (al-Zuhri, da Sàlim, da ibn 'limar). Il Profeta scrisse un
libro (kataba kitàb"") sulla sadaqah e lo legò (al pomo) della sua
spada fcfr. gli al-Maàqil, 2. a. H., § 103); oppure secondo altri lo iii-
S16.