Annali dell'Islam

23. a. H. ^ 846, 846.
savia. Essi avevano, come conquistatori, bisogno soltanto di ruoli d'imposte
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e dei cadasti, che si potevano facilmente ricostituire con tutti gì' impio- "Vuo'mo°ed"ii"sogati
bizantini e persiani rimasti nel paese. vrano-. sintesi
§ 846. — Con l'aiuto di questi impiegati il governo musulmano ri-
partiva le imposte tra le varie circoscrizioni, imposte per cui ogni circo-
scrizione era solidalmente responsabile. I particolari della riscossione dagli
individui e la distribuzione dei gravami tra i contribuenti eran lasciati alla
discrezione delle autorità locali indigene. Di siffatti particolari nessun mu-
sulmano si occupava :
il governo pensava solo a riscuotere il totale. Se
queste tasse erano puntualmente pagate, i Musulmani non si occupavano
affatto delle faccende interne delle varie circoscrizioni, non molestavano
l'esercizio del culto, né l'amministrazione comunale. L'autorità del governo
interveniva soltanto nel caso in cui i capi riconosciuti del paese chiede-
vano aiuto contro la rivolta dei loro subordinati, o si lagnavano che essi
non pagassero le imposte. Di singolare importanza per tutto questo argomento
sono le tradizioni o ragguagli egiziani, che noi abbiamo raccolti e
riprodotti talvolta in più versioni parallele: cfr. 21. a. H.. §§ 232, 237,
238, e 23. a. H., § 793.
La scelta dei capi dei vari luoghi fu lasciata agli abitanti stessi nel
maggior numero dei casi, ma quando esistevano ragioni politiche speciali,
allora lo Stato interveniva e nominava i capi cristiani di suo piacimento.
In via generale però il governo arabo, in ispecie nei primi tempi, non s'im-
mischiò in queste minute faccende ; di cui esse Arabi erano del tutto igno-
ranti, e non avevano quindi alcun desiderio di smarrirsi in questioni
complicati.ssime.
Nei posti più importanti, come l'amministrazione finanziaria delle Pro-
vincie, e nella zecca probabilmente furono messi in principio alcuni sor-
veglianti musulmani, ma nemmeno in questo ebbero i vincitori una norma