Annali dell'Islam

23. a. H. § lìf'i.
lilevato il Becker [ZA., voi. XVTII. .=J02-303] — in omaggio alla ])ratica 23. a. h.
• 1 11 j 11 j. -i. T i- 1 1- • ... , . Le condizioni fied
alle esigenze della autorità dispotica degli organi governativi; i quali. scali delie proappunto
in (luestioni di proprietà fondiarie, sin dagli ultimi tempi del ca- vincieconquista-
,.„• i 1- • j • .,,..-... tealprincipìodel
liflato umayyade agirono in modo e misura sempre più arbitrari ed ingiusti. dominio arabo.
Questa tendenza si è imposta anche alla teoria giuridica dei giuristi sistc- ® '" particolare
• •11 1 1 11 TT^ • 1 1 1 ,. 1 -1 sotto il regno di
matici del ii e ni secolo della Migrali, od ha falsato interamente il vero umar.i
stato dei fatti nei primordi dell'Islam. — Dobbiamo all'acume singolare
del Dr. C. H. Becker nei suoi studi sullo eondizioni della proprietà e sul
regime fiscale in Egitto ai tempi degli Arabi, se la verità è finalmente
Tornata alla luce. — Siccome non possiamo trattare qui tutta la questione,
ma soltanto quella parte di essa che si può riferire al califfato di 'Umar.
i seguenti nostri appunti saranno relativamente brevi e necessariamente
incompleti.
Secondo il Wellhausen (Wellhausen Arab. Rei eh. 19) la terra fu
data a guisa di prestito (leihweise) agli antichi abitanti. Il ITartmanii
{OLZ., 1904, pag. 466, nota 1) correttamente o.sserva che le nostre fonti
più antiche unanimamente accennano che la terra fu lasciata fturika)
agli abitanti. Il Hartmann vuole intendere questa espressione come se agli
abitanti venisse lasciato il possesso (possessio), mentre la proprietà vera
proprietas) sarebbe spettata al solo Dio. Gli abitanti sarebbero stati quindi
|x>ssessori, ma non proprietari, ed i Musulmani sarebbero diventati soltanto
partecipi di diritto ad una parte dell'utile. Così, secondo il Hartmann,
gl'interessi più elevati della comunità musulmana erano salvati e si era
trovata la base, dalla .saldezza della quale dipende tutto il benessere dello
Stato, la base finanziaria.
Un passo del Qur-àn fVII, 125) dice: « La terra è di Dio, il quale ne
« accorda il godimento ai suoi servi, secondo il suo arlntrio ». Quando il
Profeta espresse questo pensiero, egli voleva ritrarre .soltanto un'impres-
sione generale dei rapporti tra Dio. l'uomo ed i frutti della teirn. impres-
sione però .scevra di rigidi e precisi concetti giuridici: egli non intese già
che i Musulmani fossero soltanto pnasessori e non proprietari della terra.
Nei codici islamici il versetto preso nel suo sen.so letterale è stato elevato
a concetto fonrlamentale sulla natura della pi'oprietà. Vale a dire, si è
dato a quelle parole quraniche un .significato infinitamente più esteso, che
non ebbero nella mente di Maometto: questi ritenne i suoi seguaci quali
proprietari delle loro ten*e: memoria di ciò è forse nella tradizione: « La
« terra è di Dio, del suo Inviato e dei Mu.sulmani » (Bukhàri . ed. Krehl.
TT. 72, 294). Quindi — tale ne dovrebbe essere la logica deduzione —
appartiene ai Musulmani anche la terra posseduta dai non musulmani, in
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