Annali dell'Islam

$§ 826, 826. 23. a. H.
23. a. H. iiiti però 'limar non volle conferire alcun importante comando: a lui bastava
[Il Califfo Umar
l'uomo ed II so che variassero adeguatamente la composizione delle forze sotto agli ordini
vrano: sintesi Jqì comandanti qurasiti, e facilitassero per ragioni di consanguineità la
della sua vita e ^ . j. •
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penotrazione armata in terra nemica.
del suo califfato.)
Il corpo di spedizione che sottomise l' Egitto con 'Amr b. al-' As era
tutto compcsto di Yamaniti (cfr. 18. a. H., § 182j, e perciò quando il Ca-
liffo ristabilì la sua autorità sulle schiere di 'Amr, gli mandò appresso, in
omaggio sempre allo stesso principio, schiere di Arabi dal Higàz, coman-
date dal Compagno al-Zubayr, che non aveva alcuna simpatia per 'Amr
(cfi-. 20. a. H., § 202).
Nota 1. — La tradizione ortodossa, nel riferire i rapporti ostili tra 'Umar e Khàlid, ha avato a
superare gravissime difficoltà. Siccome essa ignorava le vere ragioni morali del conflitto, ne ha inven-
tate alcune, le soli possibili, ponendole nel califfato di abù Bakr. Quindi è stata costretta, a dispetto, della
verità storica, ad anticipare la cosi detta «destituzione» di Khàìid all'inizio del califfato di '(Jmar come
suo primo atto. — Non era logico, né comprensibile che 'Umar avesse tardato tre anni a punire Kliàlid
per una colpa. Anticipando però la « destituzione » di Khàlid sino al principio dell'anno 13. H., la tra-
dizione ha generato un altro coefficiente di confusione cronologica, che ha costato a noi tanta fatica a
chiarire.
Analoghe ragioni hanno sospinto la tradizione a porre tra i priniì atti di 'Umar la cacciata degli
Ebrei da Khaybar e da Nagràu: avendo essa affermato che il Profeta aveva vietato la coesistenza di
due fedi in Arabia, posto dovunqne questo principio, necessariamente doveva scaturirne che 'Umar.
l'inflessibile esecutore della volontà di Maometto, dovesse, immediatamente salito al potere, sistemare
le cose in conformità delle ultime istruzioni profetiche.
§ 826. — Da tali premesse ci spieghiamo altresì due altri fatti degni
di rilievo : l'uno perchè la mèta della razzia islamica fosse realmente ed
unicamente la Siria, la regione fuori d'Arabia per la quale gli abitanti
del Higàz e del Yaman si sentissero maggiormente attratti. L'altro par-
ticolare pure importante, è la subdola misura di precauzione d'aver man-
dato in Siria non un solo esercito sotto un unico comando, ma varie
schiere, interamente indipendenti l'una dall'altra, ed in direzioni diverse.
Nonché cercare nelle prime mosse arabe una unità di piani e di comando,
noi dobbiamo persuaderci che ad 'Umar stesso ciò non potesse convenire.
Il comandante supremo delle genti unite in Siria sarebbe stato il vero effet-
tivo padrone del nascente impero. Ninno doveva esser investito di ufficio
sì elevato e periglioso, che non godesse l' intera fiducia del Califfo. La
divisione dei comandi e le piccole gelosie tra i capi erano per 'Umar un
mezzo sufficiente per mantenersi tra loro come solo arbitro e solo vincolo
efficace di unione. Ma un siffatto equilibrio di forze non potè durare a
lungo nel novello Stato in sì straordinario rigoglio di energie trasformatrici.
La fortuna delle armi arrise infatti in modo straordinario agli eser-
citi dell' Isiàm, e vedemmo già come il genio ardimentoso ed istancabile
di Khàlid b. al-Walid sapesse temporaneamente creare tra i combattenti
l'unione delle loro forze e vincere strepitose vittorie, trascinando i predoni
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