Annali dell'Islam

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23. a . tali. Ciò è tanto più necessario nel primo periodo in cui quei tre fattori
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irresistibile influenza dei popoli civili conquistati subirono una rapida e
vincie conquista- feconda evoluzione. Grli Arabi erano ignoranti e barbari; non avevano si
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e in particolare priva di Ogni coltura ; ma
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leffffi, ma sole consuetudini ataviche, e la massa dei nomadi era
erano assai intelligenti e pronti ad assimilare
' ti'utti della coltura straniera. Divenuti padi-oni di popoli assai più ci-
vili di loro stessi, gli Arabi inavvertitamente e per necessità di circostanze
imperiose assorbirono con avidità quello che a loro più conveniva per col-
mare le infinite deficienze del loro ordinamento sociale. Ne venne che la
loro fede ed i loro principi dovettero sottostare ad una grande trasforma-
zione, che si svolse con sorprendente rapidità nel primo secolo e mezzo
dell'Isiàm. Sodisfatti però i più urgenti bisogni, appianate le più stridenti
discrepanze fra vincitori e vinti, il processo evolutivo si rallentò di molto
con spiccata tendenza a cristallizzarsi a un dato livello senza spingersi
più oltre.
Verso la metà del i secolo della Higrah lo Stato e la fede musulmana
incominciarono a prendere alcuni di quegli aspetti definitivi per i quali
ora li conosciamo. Allora i problemi economici e giuridici generati dalla
grande rivoluzione uscirono dal campo pratico ed empirico e passarono in
quello astratto e teorico, e nacquero così le prime scuole giuridiche del-
l'Isiàm. Queste vennero però al mondo a fatti compiuti, quando il grande
lavoro costruttivo era, si può dire, quasi terminato: i ragionamenti e gli studi
ebbero perciò ben lieve influenza sullo stato di cose creato dai primi con-
quistatori: quello che esisteva, buono o cattivo che fosse, non poteva es-
sere più mutato; era il prodotto fatale di eventi anteriori ed ai giuristi
teorici non rimaneva che l'arduo compito di mettere in accordo il presente
(^on il passato, e giustificare possibilmente le condizioni vigenti con la cita-
zione di fatti e di leggi che rimontavano ai primordi dell'Isiàm ed al Profeta.
Finché visse Maometto il governo teocratico era stato di natura molto
primitivo, anzi addirittura patriarcale: il Profeta inoltre aveva avuto prin-
cipalmente (li mira i bisogni immediati e gl'interessi temporanei dei suoi
seguaci, senza darsi gran pensiero della comunità in generale, e senza prov-
vedere affatto all'avvenire. Con l'elezione di abù Bakr ebbe principio una
nuova fase, in cui si manifestò la tendenza a fondare una monarchia
democratica ed elettiva; 'Umar, suo successore, mantenendo questo prin-
cipio, tentò allargare l'orizzonte ristretto del Profeta e sopperire meglio
agl'interessi supremi dello Stato ormai gigantesco e delle generazioni fu-
ture, conculcando anche, ove era necessario, gl'interessi di singoli privati
e vincolando anche la libertà individuale.
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