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Annali dell'Islam

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23. a. H.<br />

(NECROLOGIO. -<br />

M u tam m i m b.<br />

Nuwayrah.l<br />

^ 4f>tì-.lr>H. 23. a. H.<br />

Baivi- : «< Nella spada di Khàlid c'è una violenza, ed egli ha il dovere di<br />

« daino la soddisfazione », ed insistette in discorsi di questo genere, finché<br />

abù Bakr, che non amava applicare il taglione sui suoi agenti o sui suoi<br />

darà' ay h f?), gli disse: «Lascialo tranquillo, o Umar, egli ha interpre-<br />

•<br />

* tato male, lascia dunque di accusare Khàlid ». Quindi pagò il prezzo del<br />

sangue di Màlik, e scrisse a Khàlid di venire da lui. Venuto che fu, Khàlid<br />

raccontò come le cose erano andate, e abù Bakr ne accettò le scuse, ma lo<br />

rimproverò per quel matrimonio che gli Arabi censuravano (Aghàni, XIV.<br />

67, lin. 10-30) [T.].<br />

Cfr. T a bari, I, 1923, lin. 9-1926, lin. 8.<br />

§ 457. — (Sayf, da Hisàra b. 'Urwah, da suo padre). Alcuni della .schiera<br />

constatarono che quelli proferivano l'adzàn, compievano la iqàmah e<br />

pregavano, altri invece dichiararono che non c'era nulla di tutto ciò:<br />

così essi furono uccisi. Allora Mutammim, il fratello di Màlik, venne re-<br />

clamando il suo sangue da abu Bakr. ed esigendo da lui i prigionieri cattu-<br />

rati (donne e fanciulli). Allora abù Bakr gli diede un ordine scritto per farsi<br />

restituire i prigionieri, 'limar insistè presso di lui perchè destituisse Khàlid.<br />

dicendogli: «Nella sua spada c'è una violenza». Ma abù Bakr rispose:<br />

« O Umar. io non riporrò nel fodero una spada che Allah ha sguainato<br />

«contro gl'infedeli» (Aghàni, XIV, 67, lin. 30-68. lin. 2) [T.].<br />

Cfr. T a bari, I, 1926, lin. 8-14.<br />

§ 458. — (Muhammad b. Ishàq, da ai-Sari, da Su'ayb, da Sayf b. G-adzimah,<br />

da 'Utjhmàn b. Suwayd). Màlik era uno degli individui più abbondantemente<br />

chiomati ; i soldati dell'esercito [di Khàlid] appoggiarono (leggi<br />

aththafù) le pentole sulle teste degli uccisi (^), e non ci fu alcuna fra le<br />

teste alla cui epidermide non giungesse il fuoco, salvo quella di Màlik, e<br />

per quanto la pentola versasse acqua (nell'ebullizione), non arrivò a ba-<br />

gnare la sua testa per la quantità dei suoi capelli; così anche la sua chioma<br />

protesse l'epidermide dall'ardore del fuoco, impedendo che l'attaccasse. E<br />

Mutammim recitò ad 'Umar b. al-Khattàb il verso :<br />

al-Minhal avvolge sotto al suo mantello un uomo che non eccedeva la sera nel man-<br />

giare, un uomo bello di figura.<br />

Grii disse 'Umar: «Tale era tuo fiatello, o Mutammim?». Rispose: «E<br />

« quello che io penso »; e Umar approvò (Aghàni, XIV, 68, lin. 2-9) [T.].<br />

Nota 1. — Era antica e barbara usanza araba di tagliare le teste dei nemici uccisi in battaglia<br />

e usarle come le pietre del focolare, sulle quali erano poggiate le pentole per cuocere le vivande. —<br />

Nel caso presente però vi è intrinseca contradizione nel testo. — Se Màlik ed i suoi furono uccisi per<br />

errore e contro il volere di Khàlid, non è presumibile che alle vittime innocenti d'un errore si usasse<br />

la barbara ingiuria di usare i loro capi recisi come reggi-pentole. — Sayf b. 'Omar ama colorai-e le sue<br />

narrazioni con questi particolari macabri della Gàhiliyyah.<br />

250.

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