Annali dell'Islam

§§ 555-557. 23. a. H.
23. a. H. Nota 1. — La radice fà"a sii^jiifica: ritornare: la forma verbale afS-a significa perciò restituire:
(Le condizioni fi- anche gli esegeti musulmani spiegano il termine in questo senso. Ciò non vuol dire già reddito, come
scali delle prò- suppose il Wollhatiseu e xome correttamente respinge il Hartmann [OLZ., 1904, pag. 417, e nota li
vincie conquista- "ct'r. § 688'>. La sol» spiegazione vera che si può dare alla scelta fatta da Maometto di questo termint-
teal principiodel speciale ed insolito, è che nella sua mente tutto appartenesse a Dio: se d'una cosa sono in possesso i
dominio arabo, nemici di Dio, ciò è una usurpatio, ed il rapimento di esso ai nemici di Dio per mezzo del Profeta e
e in particolare dei fedeli è una restitutio in integrum (cfr. Berchem, 7-8 e 9l.
sotto il regno di Gli scrittori occidentali su questo argomento hanno usato il termine fay con soverchia legge-
'Umar.] rezza e lo hanno applicato con il significato di tempi posteriori ai casi della biografia di Maometto ed
al periodo imiiiediataniente susseguente alla sua morte. Ciò ha generato una confusione di termini e
di concetti, che è ben manifesta, per esempio, nella prima parte del lavoro pregevole del Van Berchem
sulla proprietà fondiaria, dove l'intromissione di termini e di assiomi formulati da giuristi sistematici
posteriori, invece di ordinare e chiarire la que.stionp, la rende in realtà ancora più oscura, e vela la
vera genesi ed evoluzione dei problemi, che qui studiamo.
§ 556. — Nel passo predetto si parla della parte assegnata da Dio
al solo Profeta e precisamente quella roba dei miscredenti che era venuta
in potere del Profeta, senza che i fedeli avessero dovuto impiegare per la
conquista uè cavalli, né cameli. Alludesi cioè al fatto che nel corso delle
operazioni politiche della sua missione Maometto poteva venire in pos-
sesso di cose senza che i suoi avessero ad impiegare la forza, o le armi.
Queste cose, secondo Maometto, spettavano a lui ed a nessun altro : ciò
era una grande novità e richiese una « rivelazione » per essere imposta.
Gli esegeti che impiegavano questi versetti per giustificare lo deci-
sioni di Umar riguardo alle terre dei vinti hanno fuso arbitrariamente
insieme i versetti 9-10 con i precedenti, e quindi hanno sostenuto che tale
elenco abbracci tutta la comunità musulmana. Ma questo è sforzare il senso
vero dei versetti. E possibile, come suppone il Hartmann, che il Califfo
'Umar, al momento critico, quando i guerrieri imperiosamente chiedevano
la divisione delle terre, ed egli intuiva tutta la gravità: di cedere a sif-
fatta domanda, si trovasse come perduto e cercasse una via di uscita, una
buona spiegazione per rispondere con un rifiuto. Allora egli, a corto di
altri spiìdienti, può aver citato i predetti versi del Qur àn, unendoli arbi-
trariamente insieme e perciò adducendoli come un precedente messo dal
Profeta e come ragione per non dividere le terre.
L'autorità del suo nome, il prestigio della sua interpretazione, e l' igno-
ranza dei guerrieri dell' Isiàm per tutto ciò che riguardava la fede da essi
nominalmente accettata, fecero tacere l'opposizione dei guerrieri. Se pos-
siamo credere alla tradizione, bastò la citazione quranica per por fine
ad ogni discussione e per dar causa vinta al Califfo. Dinanzi al colore
oscuro della parola divina, incompresa dalla moltitudine, questa chinò
il capo.
§ 557. — A dire il vero io ho i miei dubbi che tale spiegazione cor-
risponda alla verità assoluta dei fatti : sarei assai disposto a credere che
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