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Annali dell'Islam

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23. a. H. §1 631.<br />

arabico, che ne avremmo avuta sicura, esplicita conferma nel testo qura- 23. a. h.<br />

nico: questo invece lo ignora. Il carattere di spontaneità nella zakàt è daqah é le isti-<br />

identico, tanto nei più antichi passi makkani. quanto in tutti i versetti tuzioni fiscali la-<br />

.<br />

nvelati<br />

.<br />

in<br />

-.ri- 1<br />

Madman.<br />

sciate dal Prote-<br />

In Madinah troviamo maggiore insistenza che nel periodo makkano,<br />

l'espressione n a fa q a t ed<br />

ed un impiego più svariato di termini : abbiamo<br />

infine l'ebraismo sadaqàt, usato quasi nell'identico senso di zakàt. Or<br />

questa insistenza maggiore si spiega perchè erano assai maggiori i bisogni :<br />

la comunità era molto più grande, ed i seguaci avevano da allestire spe-<br />

dizioni, per le quali occorrevano danari, provvigioni, armi e animali da<br />

basto. Chi aveva mezzi era perciò invitato a dare, a dare fi-equentemente<br />

e con generosità. Si doveva dare come elemosina a tutti quelli che ne<br />

avevan bisogno, ma in particolar modo anche a Maometto, sebbene la<br />

quinta parte del bottino gli assicurasse, molto irregolarmente, quanto gli<br />

era necessario per vivere; per Maometto quale capo della comunità i bi-<br />

sogni erano sempre molti, anche dopo la presa di Khaybar e dopo la sot-<br />

tomissione di Fadak. quando godeva d'una vera e propria rendita fis.sa.<br />

Il termine sa daqah comparisce dunque per la prima volta in Ma-<br />

dinah tra le espressioni quraniche ed è indubbiamente un concetto appreso<br />

in Madinah dagli Ebrei ed adottato dopo l'emigrazione da Makkah. L'espres-<br />

sione ritorna però meno sovente che zakàt nei versetti quranici, perchè<br />

non aveva nella mente di Maometto quello stesso significato tecnico di<br />

« dono » in tutti i casi in cui era adoperata, ma talvolta un senso più<br />

largo e gejierale, tanto che si è potuto attribuire al Profeta il detto:<br />

« Ogni buona azione è una sadaqah » (Baydàwi, Comm. al Qur àn,<br />

IV, 94). Il significato suo più comune è nondimeno sempre « dare i propri<br />

« beni per la volontà di Dio », ossia la stessa cosa di zakàt ('). Lo Snouck<br />

Hurgronje osserva che un dono fatto per ottenere uno scopo determinato,<br />

come penitenza per riparare una trasgressione, non è mai chiamato<br />

zakàt, ma sempre sadaqah: nel resto le due parole praticamente si<br />

equivalgono. al-Màwardi [a 1 -A h k à m a 1 - S u 1 1 a n i y y a h, pag. 196] afferma<br />

esplicitamente l'identità di zakàt e di sadaqah.<br />

L'identità di zakàt = 8adaqah corrisponde al pen.siero intimo del<br />

Profeta ? — La lettura dei brani citati dal Qur àn lasciano un senso di in-<br />

certezza, e si ha l'impressione che l'identità assoluta dei due termini sia<br />

stata- stabilita soltanto in età più recente, quando non si aveva più chiara<br />

cognizione della leggera differenza tra i due concotti nella mente e nel<br />

pensiero del Profeta. È probabile che l'idea della zakàt sia venuta a Mao-<br />

metto da fonte non giudaica, da sètte cristiano-giudee di nazionalità ara-<br />

305.<br />

39<br />

ta.

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