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Annali dell'Islam

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23. a. H. 5 5.^.<br />

il significato schietto di pietà e giustizia senza il significato preciso di ca- 23. a. h.<br />

rità ed elemosina; il<br />

grato alla divinità e<br />

verbo implica tutto ciò che si deve fare per rendersi<br />

non si limita alla gem-rosità nel dare: questa poteva<br />

'""d^'ah e le isu<br />

tuzioni fiscali u<br />

sciate dal Profe-<br />

essere inclusa nel significato, ma non vi spiccava.<br />

Le idee racchiuse nelle predette citazioni sono tutte quelle più pro-<br />

priamente appartenenti alla cerchia delle espressioni religiose ebraiche e<br />

cristiane. Ma ciò non esclude affatto che Maometto ed i suoi uditori nel<br />

fare uso di quel tennine straniero, non arabo, possano aver pensato alla<br />

parola schiettamente araba zakà, che significa essere puro e che era a<br />

loro famigliare. È anche possibile che le dette espressioni adoperate dai<br />

seguaci nel senso arabo conservassero sempre per molti uno schietto carattere<br />

arabo, mentre per Maometto in realtà avevano sempre il valore religioso<br />

che egli aveva appreso dai suoi iniziatori nei misteri delle dottrine ebraiche<br />

e cristiane, dagli «uomini della rivelazione ». Per Maometto e per i suoi<br />

maestri Tatto di donare era sempre la virtù principale. Nei passi precitati<br />

noi vediamo come alcuni hanno il termine zak àt nel significato di « virtù »<br />

in senso generale, mentre altre alludono forse, e le restanti sicuramente<br />

alla carità. Noi assistiamo quindi alla vera evoluzione del modo come la<br />

zakàt da principio astratto divenne istituzione musulmana durante gli<br />

anni della missione di Maometto in Makkah, prima di emigrare a Madiuah.<br />

Ma quanto si è detto dimostra altresì come si tratti sempre e .soltanto<br />

di doni, di cui non era fissato in alcun modo né la destinazione, né la quan-<br />

tità, né il modo di dare. Maometto nulla pretendeva per sé, onde i doni po-<br />

tevano essere dati in qualunque misura che piacesse al donatore ed a qua-<br />

lunque persona egli volesse. Rammentiamo che la comunità musulmana nel<br />

duro periodo di prova in Makkah era un pugno d'uomini, forse al massimo<br />

mai più di quaranta, quasi tutti appartenenti alle classi più povere, ed i<br />

ricchi tra loro, animati com'erano dell'ardore di neofiti, non avevani) bi-<br />

sogno d' incoraggiamento per dare. Quindi é da escludersi che vi fosse<br />

stabilita una regola o misura fissa nel donare: tanto più che, se i seguaci<br />

non avessero dato. Maometto non aveva alcun mezzo per imporre la sua<br />

volontà. Perciò in questo periodo primitivo la zakàt non aveva in alcun<br />

modo carattere d'imposta, ma era un atto spontaneo di virtù, consigliato<br />

e raccomandato da Dio per bocca del Profeta, per ottenere la grazia divina.<br />

È probabile però che in questi vaghi cenni da noi testé citati si<br />

asconda anche un altro remoto pensiero dei primi tempi islamici, pensiero<br />

che le generazioni posteriori hanno cercato di cancellare, perchè non più<br />

corrispondente ai sentimenti delle generazioni musulmane di età più re-<br />

centi. Voglio alludere alla tendenza comunistica dell' Lslàm primitivo. Il<br />

•J97.<br />

38<br />

ta.)

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