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Annali dell'Islam

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23. a. H. §§ 346-247.<br />

resto dei Musulmani. Egli teneva moltissimo che i membri della sua fa- 23. a. h.<br />

miglia de.ssero il buon esempio: « La gente », soleva dire ai suoi, vi guarda ijf^o umar: sue<br />

« come gli uccelli di rapina guardano la carne, e se trovo che uiki di voi caratteristiche<br />

« commette una mancanza, giuro per Dio che lo punirò il doppio degli<br />

«altri!» (T a bari, I. 2745-274G).<br />

rtV. più avanti §i? 247, 262.<br />

§ 246. — (al-Tabari, senza isnàd). 'Umar era temibile contro la gente<br />

che dubitava della verità dell'Isiàm, ed inflessibile nell'opera sua finché<br />

questa verità fosse dimostrata :<br />

d'altra parte era molto indulgente e facile<br />

verso quelli che dovevano danari (al tesoro pubblico), e verso i deboli era<br />

pieno di pietà e di misericordia CTabari, I, 2746).<br />

§ 247. — (a) Non mancano memorie di critiche mosse al Califfo durante<br />

il suo califfato, e perfino di pungenti accuse di disonestà nell'amministrare<br />

i beni dei Musulmani: così, per esempio, in una tradizione (da Ismà'ìl b.<br />

Ibràhim al-Asadi, da Ayyùb, nonché da ibn 'Awn, Hi.sàm da Muhammad<br />

b. Sìrin, da al-Alinaf b. Qays al-Tamimi) si afferma che certi Arabi seduti<br />

in circolo, nel veder passare una schiava che faceva parte del quinto di<br />

Dio, e quindi del bene comune di tutti i Musulmani, esclamarono: « Ecco<br />

« passa una concubina del Principe dei Credenti! »: insinuazione malevola,<br />

che il Califfo credette necessario immediatamente redarguii'e, facendo chia-<br />

mare a sé quelli che avevano pronunziato le male parole e sermonizzarli, spie-<br />

gando che nulla egli prendeva dal bene pubblico piìi di quanto gii era<br />

.strettamente necessario: ossia egli concedeva a sé stesso un trattamento<br />

come quello di un qurasita qualunque, di media condizione, né come un<br />

ricco, né come un povero tra i Qurays (Sa ad, III, 1, pag. 197, lin. 15<br />

e segg.).<br />

(6) Questa tradizione nonché altre che seguono nel testo di ibn Sa'd e che<br />

hanno contenuto simile, stanno evidentemente a provare, ammesso che<br />

contengano qualche elemento storico sicuro, come non mancarono al Califfo<br />

accuse di malversazioni di fondi pubblici. Notevole assai nelle rispo.ste del<br />

Califfo è che in ogni caso egli non nega di aver preso dai fondi pubblici,<br />

anzi lo ammette esplicitamente, ma insi.ste solamente sulla misura in cui<br />

ha attinto: egli afferma in un caso (Sa ad, III, 1, pag. 197, lin. 28) d'aver<br />

preso solo quanto gli era necessario ... « se non aveva bisogno, mi sono<br />

« astenuto dal prendere ; ma se aveva bisogno, ho mangiato in giusta mi-<br />

€ sura (bi-1-ma'riìf) ». Tale risposta di 'Umar ritrova.si in varie altre<br />

tradizioni raccolte da ibn Sa'd (Saad, III, 1, pag. 198. lin. 1 e segg.),<br />

ma nessuna di esse proviene da al-VVàqidi. Le autorità prime per queste<br />

tradizioni sono: Waki' b. al-6aiTàh. Qabi.sali b. 'Uqbah, Ishàq b. Yusuf<br />

131.

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