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Annali dell'Islam

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23. a. H.<br />

[Le condizioni fi-<br />

scali delle Pro-<br />

vincieconquista- teal prìncipiodel<br />

dominio arabo,<br />

e in particolare<br />

sotto II regno di<br />

'Umar.<br />

« 771.<br />

23. a. H.<br />

ilul)l)io. nessun ;inibo ponsioiiato era ()l)l)ligat() a contribuire in chct-cluissia,<br />

in venni modo ai tributi pagati dai popoli vinti: l'esenzione dalle imposte<br />

•navanti le torre, le industrie i commerci e le persone dei popoli vinti era<br />

appunto il grande distintivo dei conquistatori, era il privilegio dei padroni.<br />

Quando dunque i Musulmani pensionati dallo Stato, ricevettero con-<br />

cessioni di terre fuori di Arabia, oppure ne comperarono, ipso facto quelle<br />

terre diventavano esenti da qualsiasi imposta che anteriormente le gra-<br />

vasse: soli gli abitanti non arabi, e non musulmani, che vivevano sul fondo<br />

e lo coltivavano, ei-ano obbligati al pagamento di quelle tasse solite, le quali<br />

nulla avevan che vedere con il reddito del fondo, spettante al proprietario.<br />

Quegli Arabi però che non traevano [)ensioni dallo Stato e diventavano<br />

proprietari di terre, pagarono farse una somma annua pari al decimo del<br />

reddito lordo : ma questo affermiamo senza documento o prova sicura. Può<br />

essere che anche (questi non pagassero imposte di sorta. D'altra parte<br />

l'imposta fondiaria da cui questi terreni diventavano esenti, era di gi-an<br />

hmga il cespite maggiore dello Stato: maggiormente quindi si estesero<br />

le proprietà musulmane fuori della penisola arabica, tanto più andò di-<br />

minuendo il reddito dello Stato. I vinti non tardarono a scoprire quale<br />

ottimo affare finanziario si presentava a loro con la conversione all'Islam,<br />

ed i proprietari di terre nel Sawàd, in Siria e in Egitto incominciarono<br />

a convertirsi in numero ogni dì crescente, e pretesero ai medesimi diritti<br />

d'esenzione dalle imposte, di cui godevano già i loro vicini proprietari<br />

arabi. Tu principio tali pretese furono accolte, ma poi sì profondo divenne<br />

il turbamento delle finanze imperiali, sì grave la diminuzione nel reddito<br />

delle imposte da impensierire assai i governanti d'allora. Se si permetteva<br />

la continuazione di siffatto sviluppo, un giorno, convertiti tutti, non vi sa-<br />

rebbe più rimasto alcuno per pagare l'imposta fondiaria e l'imposta per<br />

testa: e lo Stato sarebbe fallito.<br />

Quando crebbero in numero i sudditi esenti da imposte, fu n-^cessario<br />

aumentare le tasse su quelli che ancora le pagavano. Il fisco divenne così<br />

esoso da ruinare gli agricoltori, e i contadini servi della gleba, sfidando<br />

tutti i barbari rigori di governi spietati, fuggirono dalla terra a cui erano<br />

legati per cercar fortuna altrove. L'agricoltura cadde in decadenza ed i<br />

campi rimasero incolti.<br />

In altre parole risultò che le disposizioni lasciate dal Califfo 'limar<br />

costituivano, se non radicalmente modificate, anzi soppresse, più che un<br />

errore, un vero pericolo per lo Stato. Gli Umayyadi, come vedi'emo, prov-<br />

videro a disfare l'opera di Umar nelle sue parti esiziali allo Stato, costrin-<br />

gendo i Musulmani a pagare le medesime imposte dei Cristiani e degli<br />

432.

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