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Annali dell'Islam

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§ 837. 23. a,. H.<br />

23. a. H. ^ della confusiuiio imperante m'ilu piuviucie nei piiuii tumpi dell'occupa-<br />

l'uomo ed il so- ziono, accumulassero grandi fortvme private e sollevassero uno scandalo<br />

vrano: sintesi<br />

della sua vita e<br />

nella<br />

,<br />

nascente comunità musulmana (clr.<br />

. . , , ,• t<br />

anche<br />

•<br />

19.<br />

• •<br />

a.<br />

i<br />

H., § 96, b).<br />

i -^ , ^ t,<br />

'Umar<br />

tt<br />

deisuocaiiHato.i po^e Eccusare 1 SUOI luogotenenti di appropriazioni indebite (ctr. 2Ì. a. H..<br />

v>§ 237, 247), e i poeti del tempo — tanto era lo scandalo — poterono<br />

comporre poesie in cui i governatori indicati per nome venivano sarcasti-<br />

camente denunciati al mondo musulmano (ctr. 21. a. H., §§ 248-249). Sta<br />

il fatto che allora, ossia in un momento di grande confusione e di spa-<br />

smodica espansione, imperasse una morale amministrativa assai elastica :<br />

tanto<br />

simili<br />

elastica che persino il Profeta è citato come accondiscendente a<br />

pratiche ! — Maometto insistette infatti che il suo Compagno Mu'àdz<br />

b. Grabal pagasse tutti i suoi creditori, sino a restar spogliato di tutto; ma<br />

poi, quasi a compensarlo, lo mandò come luogotenente nel Yaman, dove:<br />

« È probabile >, così si fa dire al Profeta, « che Dio te ne rifaccia! » (con-<br />

frontisi 18. a. H., §§ 220, b e 224). Le tentazioni dovevano essere assai<br />

grandi ed irresistibili per i conquistatori, nati per lo più in condizioni<br />

economiche poco felici : gii abusi furono quindi infiniti, ed incalcolabili le<br />

frodi a danno dell'erario. Nemmeno i maggiori fra i Compagni ne furono<br />

innocenti: v'è persino ragione di dubitare se lo stesso Umar fosse piu'o da<br />

ogni macchia, quando consideriamo la povertà sua in origine e le vistose<br />

doti da lui assegnate alle sue spose (cfr. 17. a. R., §§ 194-195): né si può<br />

credere che le enormi ricchezze accumulate dai Compagni rimasti in Ma-<br />

dinah senza occupare cariche pubbliche non siano, almeno in parte, dovute<br />

alla connivenza di Umar e a doni loro largiti con somme tolte al tesoro<br />

pubblico. — Non possiamo cioè escludere che 'Umar si ritenesse libero di<br />

disporre a modo suo di una parte delle somme che gumgevano a Madìnah,<br />

• come aveva fatto il Profeta prima di lui ; basti citare il caso dei m u a 1 -<br />

1 a f a h q u 1 ù b u h u m (Q u r • a n , IX, 60) ossia dei Qurays, la conversione<br />

dei quali Maometto comperò a peso d'oro (cfr. 8. a. H., §§<br />

104-165). Se<br />

fece bene il Profeta in questo caso, non poteva 'Umar ritener per sé lecito<br />

un analogo uso dei fondi nel tesoro pubblico? Nella morale elastica di<br />

quei tempi e di quell'ambiente, dove — giova non dimenticarlo — il con-<br />

cetto di proprietà pubblica o dello Stato era ancor di data troppo recente<br />

per essersi potuto chiaramente fissare e differenziare nelle menti anche più<br />

elevate : dinanzi a grandi esigenze, o vere o imaginarie, 'Umar forse credè<br />

sinceramente di far bene, smorzando ostilità interne di influenti Compagni,<br />

mordenti il freno, con prodighe concessioni di ricchezze.<br />

Ma altra cosa era un'azione di Stato mh-ante ad uno scopo di inte-<br />

resse pubblico, ed altra una indebita appropriazione di fondi che in nessun<br />

610.

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