Annali dell'Islam

§ 849. 23. a. H.
23- a- ^-
[II Califfo Umar:
Tuomo ed II somenti
di cui
,
tanto a dare
disponiamo. Non mireremo con ciò a veruna apologia, ma .'sol-
'
. „ • -, • , . .„
ad ogni fenomeno storico il suo giusto valore e .significato,
vra no: sintesi
della sua vita e
del suo califfato.]
gg dunque alcuni aspetti di questa fede si presentano oggi a noi in
.• -e . • • j- .• t
'^^t'^ poco simpatica, come manifestazioni di o-scurantismo e di regresso, e
bene rammentare che tali non furono già sempre caratteristiche della fede
islamica, e non sono essenzialmente proprie di essa, ma materia primaria
dell'Oriente più antico. Non è né giusto né corretto addebitarne la colpa
dii'ettamente al Profeta od al massimo suo successore 'Umar. Questi due
uomini fecero assai per la fede, dall'uno bandita e dal secondo sì efficacemente
propugnata e diffusa ; senza di loro l' Islam non sarebbe nato tale
quale fu; ma per quanto grande, l'opera loro esaminata con severità im-
parziale di critica, risulta ben poca cosa di fronte a tutto quello che fu
aggiunto da generazioni, da secoli e da civiltà radicate nell'animo dei
popoli aventi la storia pivi antica del mondo. Rammentiamoci sempre che
la parte principalissinia nella vita di un popolo sono le sue tradizioni,
il retaggio morale delle sue vicende precedenti. Più esse, sono state lunghe,
più profondamente l'animo di questo popolo è sotto l' influenza del suo pas-
sato. Un popolo privo di un grande passato, può in una certa misura tras-
formarsi sotto r impulso di idee e di uomini nuovi. Ma se il passato si
computa a millenni, come fu il caso con i popoli dell'Asia Anteriore, i più
antichi del mondo, è erroneo il credere che essi potessero grandemente
trasformarsi per l'avvento d'una nuova fede. La fede nuova invece fu da
essi profondamente elaborata, trasformata, completata e sovrattutto resa
cosmopolitica, snazionalizzata.
È altresì giusto ed .
opportuno
il rammentare che l' Isiàm, qualunque
esso fosse, e quel che fossero i suoi difetti, — a parte ben inteso la que-
stione religiosa, la cui valutazione è estranea all'opera nostra, — segnò
un progresso molto considerevole nelle condizioni delle provincie sottomesse
al nuovo dominio. L'Asia si ringiovanì, la decadenza senile di cui tante
tracce erano visibili nelle vicende politiche di Bisanzio e di Persia, fu arre-
stata: sorse una civiltà nuova la quale, con tutti i suoi difetti, nel mo-
mento della sua massima fioritura, fu quanto v'era di meglio, quel che di
più elevato e di più progressivo esistesse al mondo. Pressoché due secoli
dovettero passare, prima che anche la nuova civiltà piegasse verso la sua
lenta china discendente.
532.