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tesi G. Basile.pdf - EleA@UniSA - Università degli Studi di Salerno

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Il primo dei bambini si abbatte al suolo chiedendo aiuto, e così lo Scervini<br />

rende la pietosa scena:<br />

Pua, ’n capu a quattru juorni cumprisciuti<br />

stisu alli pie<strong>di</strong> mia Gaddu cadìa,<br />

<strong>di</strong>ciennu: «Ohi tata mia, dunami aiutu!»<br />

(If. XXXIII, 67-69)<br />

L’imme<strong>di</strong>ata esclamazione «e llà spiratti!», si è trasformata in dolore, reso<br />

ancora più toccante da quel «papà mio» (tata mia). Scervini è riuscito a rendere i<br />

complessi sentimenti che la lettura <strong>di</strong> questo canto desta nell’animo del lettore.<br />

Il conte Ugolino ha finito <strong>di</strong> parlare, guarda torvamente il capo<br />

dell’arcivescovo Ruggiero e, quin<strong>di</strong>, con rinnovata rabbia, l’afferra, rosicchiando<br />

osso, carne e cervello. La scena <strong>di</strong> bestialità è tradotta da Scervini ed è aderente al<br />

testo dantesco:<br />

Ccussì <strong>di</strong>ciennu ’e truvudu guardannu,<br />

la capu l’afferrau cumu ’nu canu,<br />

ossa, medulla e carni macinannu.<br />

(If. XXXIII, 76-78)<br />

Il gerun<strong>di</strong>o macinannu sta per ‘macinando’, ‘frantumando’, e dà l’immagine<br />

della bestialità, della violenza, della velocità con cui l’azione viene eseguita. Il seguito<br />

del canto, nella traduzione, non offre più nulla da parafrasare, la resa è tutta letterale;<br />

tuttavia, le espressioni <strong>di</strong>alettali conservano tutta la loro efficacia.<br />

Il viaggio attraverso l’Inferno è durato 24 ore, da un tramonto «Lo giorno se<br />

n’andava» (If. II, 1) a un altro tramonto «la notte risurge» (If. XXXIV, 68). La<br />

descrizione dell’uscita dei due poeti dall’Inferno non offre occasione <strong>di</strong> particolari<br />

osservazioni, se non forse quella sulla felicità con cui Dante rappresenta il momento<br />

del passaggio da un emisfero all’altro. La cantica finisce, come le altre, con la parola<br />

«stelle» e infatti la Comme<strong>di</strong>a non è che il racconto del desiderio dell’uomo <strong>di</strong><br />

ascendere verso il cielo.<br />

Lo Scervini, rispettando il senso letterale e allegorico dell’opera <strong>di</strong> Dante, ha<br />

sottolineato il valore simbolico <strong>di</strong> altri valori: una renovatio morale e politica del<br />

mondo.<br />

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