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tesi G. Basile.pdf - EleA@UniSA - Università degli Studi di Salerno

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complessive cc. 229 non numerate (le carte 25-26 presentano un vistoso foro,<br />

che non incide sui versi, perché è nella parte bianca; la c. 78 ha una estesa<br />

macchia d’inchiostro).<br />

Nella trascrizione del testo <strong>di</strong>alettale delle due cantiche sono state<br />

compiute alcune scelte grafiche, perseguendo sempre una linea <strong>di</strong> equilibrio tra<br />

conservazione <strong>di</strong> elementi significativi e l’adozione <strong>di</strong> soluzioni coerenti e<br />

moderne, secondo quei criteri e<strong>di</strong>toriali accre<strong>di</strong>tati, oggi in uso, finalizzati ad<br />

agevolare la lettura <strong>di</strong> testi letterari scritti in un <strong>di</strong>aletto dell’area meri<strong>di</strong>onale.<br />

Seguendo una grafia <strong>di</strong>venuta abituale, sono state uniformate a cchiù,<br />

‘più’, e ccà, ‘qua’, tutte le forme prive <strong>di</strong> raddoppiamento (chiù, cà),<br />

conservando però la grafia ca per la congiunzione polivalente ‘che’.<br />

Si è regolarizzata la grafia delle preposizioni ped, cud, trascritte<br />

dall’autore con la d in posizione prevocalica separata e unita con il segno<br />

dell’apostrofo alla vocale seguente, pe d’illu, cu d’illu.<br />

È stata <strong>di</strong>stinta la forma ridotta u, che foneticamente nel <strong>di</strong>aletto acrese<br />

rende sia l’articolo ‘il/lo’ sia l’avverbio <strong>di</strong> negazione ‘non’, adottando le<br />

seguenti grafie: per l’articolo, ’u; per la negazione, û; anche tutte le forme<br />

ridotte dell’articolo determinativo che nel testo si alternano alle forme piene ( u<br />

/ lu; a / la ; i / li) sono state trascritte con il segno dell’aferesi a in<strong>di</strong>care la<br />

caduta della consonante.<br />

Si è preferito segnalare ancora con il segno dell’apostrofo elisioni e<br />

aferesi, nelle forme ridotte delle preposizioni articolate, du, da (del/dello/della),<br />

che sono state rese come d’ ’u, d’ ’a; lo stesso è stato fatto in quei particolari<br />

casi in cui si presenta il fenomeno della reduplicazione della preposizione: ’e d’<br />

’u (del), in luogo <strong>di</strong> e du (es. mma ppe lu viziu ’e d’ ’a cannerutia).<br />

La caduta della vocale n preposizione è in<strong>di</strong>cata con il segno<br />

dell’apostrofo: per esempio, ’n terra, ‘a terra’, ed è <strong>di</strong>visa dalla parola seguente<br />

’n capu: ‘in testa’, ecc.; ma nei casi <strong>di</strong> assimilazione per fonetica sintattica è<br />

stata segnalata solo l’aferesi: per esempio ’mmienzu, ‘in mezzo’; ’mmucca, ‘in<br />

bocca’.<br />

Si è provveduto a introdurre l’apostrofo che segnala l’apocope sillabica<br />

nella forma del verbo essere su’ ‘sono’; si è adottato l’accento grave per le<br />

forme contratte o sincopate: sì ‘tu sei’, pò, ‘tu puoi’ (ma po’, ‘poi’).<br />

Per il suono della sibilante palatale sorda, caratteristico dei <strong>di</strong>aletti<br />

meri<strong>di</strong>onali, si è optato per il simbolo š, es. šcantru: ‘terrore’ in luogo <strong>di</strong><br />

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