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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Irius.<br />

Cichus.<br />

(a) et cussì ne pare ripetuto.<br />

345<br />

Francesco Sforza al luogotenente <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong><br />

1452 marzo 21, Milano.<br />

Francesco Sforza loda il luogotenente <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> per quanto fatto per la riparazione del ponte. Lo<br />

ringrazia per gli avvisi e vuole che stia all’erta per poter intervenire se si facesse vivo qualcuno<br />

<strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> Francesco da Tiano. Gli spiace che <strong>di</strong> quanto gli spetta non abbia ancora avuto<br />

niente.<br />

67r Locuntenenti Laude.<br />

Ad una toa, data a xviii del presente, quale havimo recevuta non ce accade fare altra<br />

resposta si non che de quanto hai facto per reparatione del ponte et per l’altre cose, et<br />

cossì deli advisi dati, te ne commen<strong>di</strong>amo et havimo caro staghi sul’aviso acioché,<br />

venendo lì alcuno de quelli de Francisco da Tiano gli possi provedere. Che non possi<br />

havere uno sesino, ne rencresce; per noi non è mancato scrivere et scriverimo de<br />

novo, desposti che omnino habi el debito tuo. Me<strong>di</strong>olani, xxi martii 1452.<br />

Irius.<br />

Cichus.<br />

346<br />

Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo<br />

1452 marzo 21, Milano.<br />

Francesco Sforza or<strong>di</strong>na a Gracino da Pescarolo <strong>di</strong> andare da lui la mattina seguente.<br />

Gracino de Piscarolo.<br />

Perché havemo bisogno et volemo parlare con ti e <strong>di</strong>rte alcune cose quale intenderai,<br />

te confortimo et volimo domatina vegni ad noy per ogni modo, et non falla. Me<strong>di</strong>olani,<br />

xxi martii 1452.<br />

Cichus.<br />

347<br />

Francesco Sforza a Gentile da Leonessa<br />

1452 marzo 21, Milano.<br />

Francesco Sforza denuncia a Gentile da Leonessa, comandante dei Veneti, quanto accaduto<br />

l’altra notte a Giovanni Robino, uomo d’arme, <strong>di</strong> stanza nel Cremonese, osservando che questi<br />

non sono comportamenti <strong>di</strong> buon vicinato; per attestazione <strong>di</strong> buon vicinato gli chiede <strong>di</strong> voler<br />

far restiuire a Giovanni Robino i suoi cavalli, il ragazzo e quant’altro preso. La mancata<br />

restituzione verrebbe intesa per quel che tale atto significa.<br />

Gentili de Leonessa, capitaneo Venetorum.<br />

Habbiamo havuto de presente rechiamo da Iohan Robino, nostro homo d’arme,<br />

presente portatore che, siando ale sue stancia Cremonese, dove è stato già bon tempo<br />

fa, l’altra nocte per alcuni dal canto de là gli fo venuto ad fuorare (a) la casa,<br />

sbadachiare li soy famigli et menatoli via quattro cavalli e uno regaz; il quale acto,<br />

quanto sia da comendare, lo remettemo al iu<strong>di</strong>cio dela vostra magnificentia né ce pare,<br />

usandose dal canto vostro tali mo<strong>di</strong>, se vegna ad observare il bon vicinare, como già<br />

più fiate havete havuto ad <strong>di</strong>re; anzi più tosto comprendemo tale cose habbiano ad<br />

indurre et procurare inconvenienti. Il perché, per observantia dela bona compagnia et<br />

del ben vicinare asseme, ve confortamo vogliate, recevuta questa, fare expe<strong>di</strong>ente<br />

provisione che Iohan Robino pre<strong>di</strong>cto, qual vene lì, rehabbia et consequis(c)a li soy<br />

cavalli, quali non ha persi (b) se non como de sopra habiamo <strong>di</strong>cto, et simili farli<br />

rendere il regazo et se altro havesseno havuto del suo, (c) venendose ala restitutione

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