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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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cagione. Et passati li <strong>di</strong>cti trey dì, proce<strong>di</strong> contra ogni sub<strong>di</strong>to <strong>di</strong> quelli tali principali fino<br />

se habia la <strong>di</strong>cta integra satisfatione non mancando per niente, et non usando in<br />

questo negligentia. Data ut supra.<br />

Cichus.<br />

(a) dui in interlinea.<br />

2040<br />

Francesco Sforza al referendario <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong><br />

(1453 giugno 3, “apud Senigam”.)<br />

Francesco Sforza riba<strong>di</strong>sce al referendario <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> <strong>di</strong> informarsi dei <strong>di</strong>ritti dotali vantati dalle<br />

donne <strong>di</strong> Leonardo e Ianello, fratelli Dell’Acqua, sui beni fraterni passati alla Camera ducale e <strong>di</strong><br />

avergli or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> mettere il famiglio Galassio da Recanati nel possesso <strong>di</strong> un’abitazione <strong>di</strong><br />

quella città <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> facente parte <strong>di</strong> detti beni. Poiché i beni <strong>di</strong> detti fratelli ascendono, al <strong>di</strong> là<br />

della casa, a una somma superiore al cre<strong>di</strong>to delle donne, ingiunge al referendario che,<br />

accertato il cre<strong>di</strong>to delle donne, le sod<strong>di</strong>sfino nei loro <strong>di</strong>ritti. Nel caso che tali beni fossero<br />

insufficienti, includa anche la casa, che, senza lesione <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>ritti, il duca vorrebbe rimanesse a<br />

Galassio, cui l’aveva donata. Risolva il tutto al pià presto.<br />

Refendario Laude.<br />

Questi dì passati ve scripsemo dovestine informare dele rasone dotale <strong>di</strong>cevano<br />

havere le done de Leonardo e Ianello, fratelli del’Aqua, neli beni soi, quali sonno<br />

applicati ala Camera nostra, et commettessemo a bocha dovisti mettere Galassio da<br />

Rechanato, nostro fameglio, ala possessione de una stantia posta in quella nostra cità<br />

de Lode, che è d’essi beni. Adesso, perché havemo inteso che ci sonno tanti beni<br />

immobili d’essi fratelli che ascendano ala quantità e somma, ultra la <strong>di</strong>cta casa, del<br />

cre<strong>di</strong>to d’esse done, se cre<strong>di</strong>to hanno, e più, ve commettemo e volemo inten<strong>di</strong>ati<br />

questo facto <strong>di</strong>ligentius; et essendo le <strong>di</strong>cte done cre<strong>di</strong>trice, et havendo bona raxone in<br />

li <strong>di</strong>cti beni, se ce serano tanti altri beni ultra la casa, che ascendeno ala summa del<br />

loro vero cre<strong>di</strong>to, fateli satisfare in essi. Si vero non bastasseno, fateli etiam satisfare in<br />

suso la casa, como ve parerà voglia la iusticia e li decreti sonno superinde perché non<br />

intendemo derogare ale rasone dotale. Ben voriamo che, potendose fare senza<br />

preiu<strong>di</strong>cio dele rasone dotale, la casa remanesse libera ad il pre<strong>di</strong>cto Galasio, ad che<br />

la havimo donata. Expe<strong>di</strong>endo premissa, fin el termine de quatro o sei dì al più tardo<br />

dopo la receputa dele presente. Data ut supra.<br />

Iohannes.<br />

2041<br />

Francesco Sforza ad Andrea Dandolo<br />

1453 giugno 3, “apud Senigham”).<br />

Francesco Sforza, preso atto <strong>di</strong> quanto Andrea Dandolo, provve<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Crema gli ha scritto<br />

circa quelli che furono fatti prigionieri nel loro andare da Crema a Lo<strong>di</strong>, ha or<strong>di</strong>nato al podestà <strong>di</strong><br />

Castelleone quello che deve fare, come dalui sarà informato.<br />

433r Spectabili viro Andree Dandulo, provisori Creme.<br />

Veduto quello ne haveti scripto de quelli foreno presi da quelli da Cerreto andando da<br />

Crema a Lo<strong>di</strong>, ve avisamo como hoze havemo scripto al nostro podestà de Castellione<br />

quello se ha a fare in questa facenda. Et perché sareti avisato da luy, non ce<br />

extenderemo più oltra. Ex felicibus castris nostris apud Senigham, <strong>di</strong>e iunii iii 1453.<br />

Irius.<br />

Cichus.<br />

2042<br />

Francesco Sforza a Morello Scolari da Parma<br />

(1453 giugno 3, “apud Senigham”).<br />

Francesco Sforza comunica a Morello Scolari da Parma, commissario <strong>di</strong> Castione, che,<br />

essendo Mariano d’Arezzo, condottiero ducale, prigioniero, ha <strong>di</strong>sposto che i suoi cavalli siano

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