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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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procedere realmente et personalmente fina ala satisfatione del tuo danno. Data ut<br />

supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

778<br />

Francesco Sforza Bartolomeo Riccardo<br />

(1452 agosto 17, “apud Quinzanum”).<br />

Francesco Sforza richiama a Bartolomeo Riccardo quanto già scritto sulla informazione avuta<br />

su Pedrone. Lo assicura che lo terrà per raccomandato.<br />

Egregio militi et doctori Bartholomeo Ricardo.<br />

Ali dì passati respondendo ad una vostra in commendatione de Pedrone, ve scripsemo<br />

como havevamo havuta sinistra informatione de luy et como sentimo pur ch'el teneva<br />

mala via et novamente ha roto lo confine; ma vero è che liberamente è venuto qua da<br />

nuy. Siché non deliberiamo mandarlo in altro confine, ma tenerlo qua, et per vostro<br />

amore l‘haverimo ricommandato, volendo luy vivere bene como el debbe. Data ut<br />

supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

779<br />

Francesco Sforza a Bonifacio d’Alatro<br />

(1452 agosto 17, “apud Quinzanum”).<br />

Francesco Sforza informa Bonifacio d’Alatro che, venuti da lui Tommaso del Piglia d’Alatro e<br />

altri compagni per il prigioniero che Bonifacio detiene, non s’è pronunciato intendendo rimettere<br />

ogni conclusione a quando si incontreranno con il prigioniero e il suo cavallo. Vuole <strong>di</strong>a licenza<br />

a Pazaglia <strong>di</strong> andare da Bosio, fratello del duca, per un’ambasciata affidatagli.<br />

190r Bonifacio de Alatro.<br />

Thomaso del Piglia d’Alatro (e altr)] toy compagni, sonno stati qui da nuy per il facto de<br />

quello presone che hay nelle mane, al che non havemo dato altra conclusione, ma<br />

bene te <strong>di</strong>cemo che nella venuta toa faray qui da nuy, como te havimo scripto che<br />

debbi venire, volemo debbi menare con ti el <strong>di</strong>cto presone e il cavallo suo perché<br />

quando seray gionto qui darimo fine et conclusione che se doverà fare del <strong>di</strong>cto<br />

presone. Ceterum havemo commesso al <strong>di</strong>cto Pazaglia ch'el debbia fare certa<br />

ambassata per nostra parte a Boso, nostro fratello et debbi remanere presso luy alcuni<br />

dì per certe nostre facende; siché volimo gli daghe licentia per tuto quello tempo<br />

haverà a stare col <strong>di</strong>cto Boso, nostro fratello, et questo non manchi per cosa del<br />

mondo. Data ut supra.<br />

Cichus.<br />

780<br />

Francesco Sforza ad Alessandro Sforza<br />

1452 agosto 17, “apud Quinzanum”.<br />

Francesco Sforza avverte il fratello Alessandro che il conte Giacomo e altri nemici intendono<br />

andare verso Somaglia per occupare terre. Ne <strong>di</strong>a notizia a Zorlesco, Casale, Codogno e in altri<br />

luoghi perché siano vigili e mettano il bestiame al riparo. Andando Bosio a Zurlesco, man<strong>di</strong> lì<br />

quaranta fanti e altrettanti a Vitudono per la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> quei posti.<br />

Domino Alexandro Sfortie.<br />

Havimo havuto l’aviso ch’el conte Iacomo con l’altri deli inimici debbono fare una<br />

cavalcata de là d'Ada verso la Somalia et quelle circumstance per tore dela roba et<br />

anche forse qualche terre s’egli andase facto; siché de questo sii avisato, facendone<br />

fare noticia a Zurlesco, Casale, Cotogno et quelle altre terre che siano vigilanti et

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