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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Lo strenuo Fioravante da Perosa, nostro conductero, se lamenta et grava che li soi<br />

homini del’Hospitaleto in li carichi occurrenti sonno troppo excessivamente gravati; et<br />

più contento seria che, dovendose rechiedere li <strong>di</strong>cti homini per alcuno caricho,<br />

piutosto fosse rechesto luy, o el suo factore, che li <strong>di</strong>cti homini soi. Pertanto ne pare et<br />

volemo che in ogni carico occurrente al <strong>di</strong>cto loco del’Hospitaletto debiate rechedere el<br />

facto(re) d’esso Fioravante et non li soi homini, perché luy pagerà quello che deverano<br />

pagare. Ben volemo che in ogni loro facenda li debiati havere recommandati. Ex castris<br />

nostris ut supra.<br />

Irius.<br />

Iohannes.<br />

2114<br />

Francesco Sforza al conestabile del ponte dell’Adda<br />

(1453 giugno 16, “apud Senigham”).<br />

Francesco Sforza richiama il conestabile del ponte dell’Adda a Lo<strong>di</strong> per la carenza <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a<br />

del ponte e del revellino, sollecitandolo a perseverante vigilanza.<br />

Conestabili pontis Abdue Laude.<br />

Secundo che nuy siamo informati non se fano lì a quello ponte né revelino quelle<br />

guar<strong>di</strong>e che rechedeno li tempi presenti periculosi e tutti pieni de suspecto, pertanto<br />

voglili havere quella cura che se rechide, et anche portarti con quella fede havemo in ti,<br />

et como tu sii usato de fare in altri nostri servicii. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

2115<br />

Francesco Sforza a Gaspare da Sessa<br />

(1453 giugno 16, “apud Senigham”).<br />

Francesco Sforza invita Gaspare da Sessa a una <strong>di</strong>ligente vigilanza della fortezza perché lì<br />

l’attenzione non è mai troppa.<br />

Gasparri de Suessa.<br />

Benché ne ren<strong>di</strong>amo certissimi usariti quella <strong>di</strong>ligentia, vigilentia et cura in guardarne<br />

quella nostra forteza e conservarcela, che faressemo nuy medesmi pur, considerando<br />

quanto importa, non possiamo fare che in questi tempi periculosi e suspecti che non ve<br />

recor<strong>di</strong>amo che gli habiati ogni bona advertentia perché in simili luoghi non se pò<br />

essere troppo cauti. Data ut supra.<br />

2116<br />

Francesco Sforza al luogotenente <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong><br />

(1453 giugno 16, “apud Senigham”).<br />

Francesco Sforza scrive al luogotenente <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> che, come richiesto dai citta<strong>di</strong>ni, faccia<br />

rinchiudere nel castello <strong>di</strong> Pavia o altrove la moglie e i figli <strong>di</strong> Bassano Balia, fuggito da suo<br />

fratello Alessandro e associatosi ai nemici. Prende, poi, atto della venuta del fratello Corrado.<br />

Locumtenenti Laude.<br />

Havemo recevute le vostre lettere, date a xiiii del presente, ale quale respondendo,<br />

<strong>di</strong>cemo, quanto ala rechesta ve hanno facta quelli nostri boni cita<strong>di</strong>ni de pigliare la<br />

mogliere et figlioli de Bassano Balia, qual’è fugito ab Alexandro, nostro fratello, se è<br />

veduto correre contra quella patria asieme con 448r l'inimici nostri, che a noi pare la<br />

soa rechiesta sia honestissima e ragionevele, e cossì volemo la exequate. Trovando<br />

essere vero ch’el sia fugito dal <strong>di</strong>cto nostro fratello, fariti adoncha pigliare la moliere et<br />

li fioli e gli mandariti aut a Pavia in castello (a) o altrove in <strong>di</strong>strecta, in modo non possa<br />

fare fuga. Dela venuta lì de Conrado, nostro fratello, restiamo avisati. Data ut supra.

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