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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Ex castris apud Quinzanum, xii augusti 1452.<br />

Marchus.<br />

Cichus.<br />

761<br />

Francesco Sforza ad Alessandro Sforza<br />

(1452 agosto 11, “apud Quinzanum”).<br />

Francesco Sforza fa avere al fratello Alessandro copia della lettera piena <strong>di</strong> calunnie <strong>di</strong> Matteo<br />

da Capua scritta ai provve<strong>di</strong>tori del campo nemico e al governatore avuta da Firenze e da<br />

Roma. Vuole che la mostri ai condottieri, capi squadra e uomini d’arme <strong>di</strong> qualche conto. Pur<br />

avendo presso sè persone in grado <strong>di</strong> replicare, vuole che sia fatto da qualcuno dei suoi. Ha<br />

saputo che in quella sconfitta è stato catturato Bassano Cuntero, famiglio ducale, per il cui<br />

rilascio pare si voglia richiedere riscatto. Interessi <strong>di</strong> ciò il conte Carlo e se si persistesse in tale<br />

richiesta, si faccia altrettanto con gli uomini d’arme loro.<br />

Domino Alexandro Sfortie.<br />

Te mandamo qui inclusa la copia d'una lettera che scripse Matheo da Capual’altro dì<br />

ali prove<strong>di</strong>tori del campo inimico e al gubernatore, la quale a nuy è mandata da<br />

Fiorenza et da Roma, in la quale vederay quante frappe, bosie et frasche ha scripto ad<br />

sua commendatione et a vilipen<strong>di</strong>o et vergogna de tuti vuy, come perciò è suo<br />

costume; et siamo contenti la monstri ad tucti quelli conducteri, capi de squadra et<br />

homini d'arme de qualche reputatione, aciò cognoscano le cautelle che costui ha usato<br />

et l'honore gli fa. Et hariamo caro gli fosse qualche valente homo che volesse tore la<br />

impresa <strong>di</strong> farlo mentire per la golla, cum fargli l'honore meritano simili frappatori, et<br />

riprovargli ad ogni modo come ha scripto mile bosie et mile zachere, acioché<br />

cognoscal’errore suo et cercando vergognare altri rimanga luy il vergognato. Et<br />

trovandose che voglia torre la impresa, avisane subito nui nominalmente chi è quello,<br />

avisandoti che <strong>di</strong> qua ne trovamo assay che la torriano voluntera, ma ne pare più<br />

ragionevole ch’el sia uno de quelli lì, perché adosso a loro viene el manchamento.<br />

Ulterius habiamo inteso como ad quella rocta fo preso uno nostro fameglio che<br />

guardava la nostra casa lì, che si domanda Bassano Cuntero et pare lo vogliano<br />

riscuotere; del che ne maravigliamo, et volimo scrivi una lettera al conte Carlo per parte<br />

tua, come questo è nostro fameglio et ch’el lo voglia fare liberare. Et in caso non lo<br />

fatia, volemo che accadendo se piglia homini d'arme né altri de quelli dellà, li faci tucti<br />

retenere, fina luy sia lassato. Et fa <strong>di</strong>re ali suoy che per modo alcuno non lo riscotano.<br />

Data ut supra.<br />

Iohannes Ghiappanus.<br />

Cichus.<br />

762<br />

Francesco Sforza ad Alessandro e a Bartolomeo de Ricar<strong>di</strong><br />

1452 agosto 13, “apud Quinzanum”.<br />

Francesco Sforza scrive ad Alessandro e a Bartolomeo de Ricar<strong>di</strong>, che sono intervenuti a<br />

favore <strong>di</strong> Pedrone da Bernizago, che sbagliano perché ignorano il vero. Ha scritto a suo fratello<br />

Alessandro <strong>di</strong> imprigionarlo perché tresca con Innocente Cotta e con Beron<strong>di</strong>no dell’Acqua.<br />

187r Domino Alexandro et domino Bartholomeo de Ricar<strong>di</strong>s.<br />

Respondendo ala vostra, quale ne haveti scripto in favore et recomendatione de<br />

Pedrono da Bernizago, <strong>di</strong>cemo in poche parole che vuy siti male informato deli fati suoi<br />

et che se vuy ne haveste l'informatione, quale ne habiamo nuy, non ne faresti simile<br />

rechiesta, quantunche nuy l'habiamo grata et accepta, perché sapiamo ve movete a<br />

bono fine, né sapereste fare altramente per l'affezione, fede et amore che ce portate.<br />

Recordandovi che per la sinistra oppinione quale nuy havevamo <strong>di</strong> facti soi, nuy lo<br />

mandassemo via da poy havemo scripto ad Alexandro, nostro fradello, che lo duesse<br />

destenire perché inten<strong>di</strong>amo e siamo certificati ch'el menava certe pratiche facte con<br />

Innocente Cocta et con Beron<strong>di</strong>no dal’Aqua. Siché de tucto vene havemo vogliuto

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