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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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et ne pregano vogliamo provedere che siano aleviati de questo. Per la quale cosa te<br />

commettiamo et volemo che essendo così, debii fargli observare la <strong>di</strong>cta conventione,<br />

siché non vengano essere più artati cha del podere; et questo <strong>di</strong>cemo, pagando loro la<br />

<strong>di</strong>cta conventione in modo che più loro non deferiscano tempo. Data ut supra.<br />

Bonifatius.<br />

Iohannes.<br />

2201<br />

Francesco Sforza al referendario <strong>di</strong> Pavia e a Gracino da Pescarolo<br />

(1453 luglio 8, “apud terram nostram Gay<strong>di</strong>i”).<br />

Francesco Sforza scrive al referendario <strong>di</strong> Pavia e a Gracino da Pescarolo che della casa <strong>di</strong><br />

Azo, Ludovico deve accontentarsi <strong>di</strong> solo quella parte assegnata e, cioè, <strong>di</strong> quella già tenuta da<br />

messer Carolo senza alcuna pretesa per la parte occupata dal maestro dei Barbareschi.<br />

Referendario Papie et Gracino de Piscarolo.<br />

Respondendo ale vestre lettere circa el facto dela casa de messer Azo, che teneva<br />

altre volte messer Carolo, la quale, per vigore de nostre lettere, facesti assignare al<br />

conte Lodovico, <strong>di</strong>cemo che haviti facto bene et anche ve commen<strong>di</strong>amo del’aviso ne<br />

haveti dato ch’el <strong>di</strong>cto conte non solum voria quella parte teneva messer Carolo, ma<br />

voria anchora quella parte che occupa el maestro deli Barbareschi et cetera, unde, per<br />

giarirve dela mente nostra circha ciò, ve <strong>di</strong>cemo che, quando facessemo tale<br />

concessione al prenominato conte Lodovico, intendessemo solamente de quella parte<br />

che teneva messer Carolo, e non più. Siché assignatele solamente quella parte e<br />

basta, perché se ne pò bene contentare. E questa è la mente nostra. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

2202<br />

Francesco Sforza a Pietro da Lonate, commissario, Raffaele Zaccaria, podestà, a Francesco<br />

Cagnola, referendario <strong>di</strong> Tortona, a Ludovico da Bologna e ad Antonio da Fabriano<br />

(1453 luglio 8, “apud terram nostram Gay<strong>di</strong>i”).<br />

Francesco Sforza prospetta a Pietro da Lonate, commissario, Raffaele Zaccaria, podestà, a<br />

Francesco Cagnola, referendario <strong>di</strong> Tortona, a Ludovico da Bologna e ad Antonio da Fabriano,<br />

famigliari ducali, alcuni quesiti propostigli dagli ambasciatori della città <strong>di</strong> Tortona e le soluzioni<br />

da lui date. Alla pretesa <strong>di</strong> Baldassarre, figlio <strong>di</strong> Graziolo da Vicenza, che la città sal<strong>di</strong> i conti<br />

dell’osteria lasciati in sospeso dalla truppa, il duca obietta che, siccome la città non è debitrice,<br />

nulla deve. Per il richiamo fatto a luoghi che un tempo contribuivano con la città, come Vo,<br />

Monbisagio, Torre e alcune castellanie, la risposta ducale è che si osservi l’usato. Alla<br />

lamentela per le molte condanne degli uomini <strong>di</strong> Viguzzolo non eseguite, si risponde <strong>di</strong><br />

mandarle ad esecuzione. Per i molti che accampano esenzione da contribuzioni, il duca ricorda<br />

che esenti dal carriaggio sono solo coloro che hanno do<strong>di</strong>ci figli.<br />

469r (a) Nobilibus et circonspecto viro Petro de Lonate, commissario, Raphaeli<br />

Zacharie, potestati, Francisco Cagnole, referendario civitatis nostre Terdone, necnon<br />

Lodovico de Bolognia et Antonio de Fabriano, familiaribus nostris <strong>di</strong>lectis.<br />

Quella comunitate nostra de Tertona ha mandato qua da nuy duy soi ambassatori ad<br />

exponere più cose per li facti loro, fra le quali ne hanno exposto pregando che,<br />

havendo loro satisfacto al magnifico Bartholomeo Coleono per tanto como gli tocha per<br />

la rata loro deli guastatori et opere sonno facte ala fortificatione de Pozolo, vogliamo<br />

provedere che non pagino per gli altri che sonno stati renitenti, quello che esso<br />

magnifico Bartholomeo gli rechede mò de novo. Per la qual cosa, attesa la soa<br />

domanda essere licita et honesta, ve commettimo et volemo che debiati intendere<br />

quanto monta la spesa deli <strong>di</strong>cti guastatori, et trovando che la citate habbia satisfacto,<br />

como loro <strong>di</strong>cono, volemo che non la lassati più artare ad altro pagamento, ma volemo<br />

che astringati quelli che se trovassero essere debitori ad fare integramente el dovere<br />

loro, in modo che esso magnifico Bartholomeo vengha satisfacto del dovere suo.<br />

Apresso ne hanno <strong>di</strong>cto como Baldesarre, figliolo de Gratiolo da Vincenza, gli rechede

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