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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Respondendo alla toa lettera per la quale ne scrive delli doi cita<strong>di</strong>ni de Crema hanno<br />

presi li nostri provisionati, li quale cita<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>cono havere salvoconducto, et cetera, te<br />

<strong>di</strong>cemo che ell’è vero nuy havemo concesso salvoconducti ad alcuni cita<strong>di</strong>ni de Crema<br />

de poterse partire da Crema et andare alle posessione loro fora de Crema, ma perché<br />

tu non scrive le nome d'essi cita<strong>di</strong>ni non sapremo se siano de quelle hanno<br />

salvoconducto da nuy. Pertanto volemo debbe intendere si esse cita<strong>di</strong>ni hanno<br />

salvoconducto da nuy, facendo che, se lo hanno, mandano per esso ad Crema, et<br />

trovando ti che loro habiano salvoconducto, li farai subito liberare remota ogni casone,<br />

ma quando non havesseno salvoconducto ne pare se possano scodere per prexoni.<br />

Data Me<strong>di</strong>olani, <strong>di</strong>e v aprilis 1453.<br />

Zanetus.<br />

Cichus.<br />

1706<br />

Francesco Sforza, ricordando al podestà <strong>di</strong> Pontecurone che, su istanza <strong>di</strong> suo fratello Corrado,<br />

furono sequestrati a un fittabile dell’abbate <strong>di</strong> Molo cinquantadue lire, <strong>di</strong> cui l’abbate era debitore<br />

verso la Camera ducale, <strong>di</strong>spone che provveda che i fittabili <strong>di</strong>ano a Corrado i denari dei fitti<br />

dell’anno in corso, se quelli dell’anno precedente fossero stati pagati ad altri.<br />

1453 aprile 5, Milano.<br />

Potestati Pontiscuroni.<br />

Como tu sai, ad instantia del magnifico Conrado, nostro fratello, foreno sequestrate in<br />

le mane de fictabile del’abbate de Molo libre cinquantadoe, <strong>di</strong> quale esso abbate era<br />

debitore dela Camera nostra per casone de subsi<strong>di</strong>o; pare mò ch'essi fictabile le<br />

habiano sborsato ad altri. Et perché essendo li <strong>di</strong>cti <strong>di</strong>nari sequestrati, non era<br />

conveniente che le sborsaseno altri, te commettiamo et volemo debii provedere che al<br />

<strong>di</strong>cto Conrado, overo a soi messi, siano sborsati <strong>di</strong>cti <strong>di</strong>nari per li prefati fictabili deli ficti<br />

del’anno presente, quando li ficti del’anno passato fosseno pagati ad altri. Et in questo<br />

non sia fallo né exceptione alcuna. Ex Me<strong>di</strong>olano, <strong>di</strong>e v aprilis 1453.<br />

Ser Irius.<br />

1707<br />

Francesco Sforza, comunicato da Gentile dalla Molara a Ludovico da Bologna <strong>di</strong> volere che<br />

Tortona accogliesse cavalli, alla risposta ricevuta dal Consiglio generale dei citta<strong>di</strong>ni che aveva<br />

affermato che la comunità avrebbe accolto cavalli se ci fosse stato strame, ma strame non ve<br />

n’era, il duca risponde elencando i benefici <strong>di</strong> tale presenza <strong>di</strong> gente d’arme, quale deterrente a<br />

possibili attacchi nemici e scorta ai citta<strong>di</strong>ni. Con questi ragionamenti Ludovico faccia opera <strong>di</strong><br />

persuasione con l’avvertenza <strong>di</strong> dargli cavalli in proporzione allo strame. Circa il fatto che<br />

intorno alla città non vi siano riparazioni e fortezze, com’è in tempo <strong>di</strong> guerra, provveda a tal<br />

proposito.<br />

1453 aprile 5, Milano.<br />

364v Lodovico de Bononia.<br />

Havimo recevuta la toa lettera et inteso quello ne scrive de quanto, per nostra parte, te<br />

ha exposto Gentile dela Molara, nostro famiglio, delli cavalli taxati ad Terdona quale<br />

vorriamo fossero logiati dentro la cità, et del Consiglio generale facto per quelli cita<strong>di</strong>ni,<br />

li quali, essendogle strame, serriamo contenti, ma che non gli è strame, et cetera; et<br />

così havimo anche inteso quanto, circa questa parte, quella nostra comunità ne ha<br />

mandato ad <strong>di</strong>re et supplicare. Ad che, respondendo, te <strong>di</strong>cemo che ad nuy pare<br />

necessario che in quella cità logiano qualche cavalli et per secureza dela cità et anche<br />

per fare le scorte ad quelli cita<strong>di</strong>ni che possano fare le fazende loro de fora, como è la<br />

voluntà nostra, et anche perché, sentendo l’inimici che siano gente d'arme in la cità, se<br />

absterano fare delle cose che forse fariano sapendo non gli fossero gente. Pertanto ne<br />

pare et cossì volimo che, con participatione de quelli cita<strong>di</strong>ni, alli quali <strong>di</strong>ray la casone<br />

soprascripta, vedute le quantità de strame se trova in essa cità, debbe vedere, per<br />

quello megliore modo te parerà, de alogiare dentro la cità quelli più cavalli, cioè li<br />

homini d'arme con doy o tri cavalli per uno de quelli gli sonno taxati. In questo te porta

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