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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Francesco Sforza scrive al capitano <strong>di</strong> Casteggio circa il risarcimento allo squadriero ducale<br />

Bevilacqua per i danni procuratigli dagli uomini <strong>di</strong> Marcote con il furto <strong>di</strong> biade.<br />

Capitaneo Clastigii.<br />

Bivilaqua, nostro squadrero, ne ha facto lamenta che certi homini de Marcoti gli hanno<br />

tolto una quantità de biade de una soa possessione indebitamente et contra ogni (a)<br />

equità, et ne rechede vogliamo provedere ala indempnitate soa. Costandote adunche<br />

essere como lui <strong>di</strong>ce, te commettiamo et volemo debii provvedere gli sia integramente<br />

satisfacto d’ogni damno gli sia dato in le <strong>di</strong>cte biade, facendo per modo non habiano a<br />

lodarse del mal fare. Data ut supra.<br />

Irius.<br />

(a) Segue iniquità depennato.<br />

2164<br />

Francesco Sforza a Pietro da Lonate<br />

1453 giugno 27, “apud Senigham”.<br />

Francesco Sforza trasmette a Pietro da Lonate la supplica <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> Pontecurone. Informatosi<br />

<strong>di</strong> quello che richiedono, li assecon<strong>di</strong> purché ciò non comporti ritar<strong>di</strong> nel pagamento <strong>di</strong> Graziolo.<br />

Vuole che al più presto faccia riscuotere i denari delle tasse per sod<strong>di</strong>sfare coloro cui sono<br />

assegnati. Cerchi <strong>di</strong> muoversi con celerità: gli si addebita lentezza nei provve<strong>di</strong>menti.<br />

460r Petro de Lonate.<br />

Havemo recevuto la inclusa supplicatione da quelli da Pontecurono, li quali ne<br />

rechedono, como per essa intenderiti: volimo debiati molto bene informarve de quello<br />

ve rechiedeno et gli fati tuto quelo bene sia possibile, dummodo non si retar<strong>di</strong> el spazo<br />

de Gratiolo, caricandove et comandandovi, per lo amore portati ad nuy et al stato<br />

nostro, che attendati con ogni <strong>di</strong>ligentia et sollicitu<strong>di</strong>ne ad fare rescodere tucti li <strong>di</strong>nari<br />

dele taxe, adciò se possino spazare quelli ad chi sonno assignati, non guardando in<br />

volto ad persona del mundo, advisandove che nuy intendemo vi portati molto<br />

lentamente, il che non è la speranza e il bixogno nostro. Ex campo nostro felici apud<br />

Senigham, <strong>di</strong>e xxvii iunii MCCCCLIII.<br />

Zanetus.<br />

Cichus.<br />

2165<br />

Francesco Sforza a Bonardo de Locadelo<br />

(1453 giugno 27, “apud Senigham”).<br />

Francesco Sforza scrive a Bonardo de Locadelo che ha una figlia da marito. Ha saputo che tra i<br />

vari pretendenti vi è Donato Mayneri, che egli ama assai per i suoi pregi, oltre che per<br />

l’attaccamento che ha verso Zuchino, suo padre, ingegnere ducale e capitano del naviglio <strong>di</strong><br />

Como, e verso Danese, suo fratello, bomba<strong>di</strong>ere ducale. Il duca consiglia a Bonardo <strong>di</strong> far<br />

sposare la figlia a Donato, non accasandola con altri senza sua licenza.<br />

Bonardo de Locadelo.<br />

Havemo presentito che tu hai una fiola, quale de presente è per maritare, e de alcuni te<br />

l’hanno facta domandare gli è Donato <strong>di</strong> Mayneri, et perché esso Donato l’havimo<br />

carissimo, sì per le sue virtute, sì anche per amore de maestro Zuchino, suo patre,<br />

nostro inzegnero e capitaneo del nostro navilio de Como, e del Danese, suo fratello,<br />

nostro bombardero, te confortiamo, per nostra contemplatione et per lo tuo meglio, che<br />

tu vogli maritare essa toa fiola al <strong>di</strong>cto Donato, del che ne farai a piacere assai, non la<br />

maritando ad altra persona senza nostra licentia. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

2166<br />

Francesco Sforza a Bartolomeo da Gubbio<br />

(1453 giugno 27, “apud Senigham”).

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