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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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conducevano a Novara, nonostante sia loro consentito da certi capitoli. Il duca, rimesso il caso<br />

al Consiglio, vuole che liberi uomini, bestie, carri e biade, chiedendogli <strong>di</strong> comportarsi con detti<br />

uomini onestamente.<br />

Spectabili militi domino Iohanni Stefano de Casate, capitaneo Lomeline, nostro <strong>di</strong>lecto.<br />

L’homini de Mortara hanno mandato qui da nuy et ne hanno <strong>di</strong>cto che, conducendo<br />

alcuni homini de quella terra certa quantità de biava a Novara, como allegano potere<br />

fare vigore de certi capituli gli havemo concesse, gli havite facto togliere la biava, carre<br />

et bestie et li conductori mettere in presone. Et perché havimo commissa questa cosa<br />

al nostro Consiglio che l’intenda, volimo che, dandone segurtade de stare a rasone, gli<br />

debiate relaxare et restituire loro bestie, carre et biave. Et vogliatene portare con <strong>di</strong>cti<br />

homini honestamente con humanità, maxime in questi tempi. Data ut supra.<br />

Cichus.<br />

1855<br />

Francesco Sforza Graziolo de Fontanella<br />

(1453 aprile 30, Milano).<br />

Francesco Sforza invita Graziolo Fontanella a non esigere dai Somagliesi più niente per le<br />

tasse assegnategli anzi, dovendo averne qualcosa, si rivolga a Bartolomeo e Petrino della<br />

Somaglia che lo accontenteranno.<br />

394r Strenuo viro Gratiolo de Fontanella, armigero nostro <strong>di</strong>lecto.<br />

Per questa nostra te coman<strong>di</strong>amo et volimo, per bono respecto, che non debbe<br />

domandare ali homini dela Somalla più cosa alcuna per casone dele taxe, quale te<br />

sono sta(ti) assignati, ma, per tuto quello devrai havere, volimo havere recorso da<br />

meser Bartolomeo et da meser Petrino dala Somallia, quali ve farano satisfare<br />

integramente del tuto, siché remanereti contento. Data ut supra.<br />

Bonifacius.<br />

Iohannes.<br />

1856<br />

Francesco Sforza a Bartolomeo da Gubbio<br />

1453 aprile <strong>12</strong>, Milano.<br />

Francesco Sforza comunica a Bartolomeo da Gubbio, commissario sopra gli alloggiamenti<br />

nell’Oltrepo, le lamentele ricevute da Battista e Agostino, fratelli <strong>di</strong> Iacoppo, per il carico <strong>di</strong><br />

quattro cavalli e mezzo e <strong>di</strong> cinque bocche date alla località <strong>di</strong> Arzene, già molto gravata e gli<br />

or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> ridurre tale carico e <strong>di</strong> annotar tale riduzione, onde valga per le future tassazioni; si<br />

avvalga su quanti sono renitenti a contribuire, pur avendo possessioni su detto territorio.<br />

Nobili viro ser Bartholomeo de Eugubio, super allogiamentis ultra Padum commissario<br />

nostro.<br />

Per lo tenore dela introclusa supplicatione vederai et intenderai la lamenta, quale fano<br />

li nobili Baptista et Agustino, fratelli de Iacoppo, per lo caricho de cavalli quatro e mezo<br />

e boche cinque taxati al suo loco de Arzene, quale pare sia troppo excessivamente<br />

aggravato contra il solito quando assay più gente alora gli habitava. Et non intendendo<br />

nuy che ultra la equalità et debita portione soa gli homini del <strong>di</strong>cto loco siano gravati,<br />

volemo che lo <strong>di</strong>cto carricho debbi reducere a cosa suportabile e conveniente ala<br />

qualità deli homini del <strong>di</strong>cto loco, secundo ala <strong>di</strong>scretione toa et debito parerà<br />

convenire, et in modo che non habiano più casone de lamentarse, facendo notare la<br />

<strong>di</strong>cta reductione sopra lo quaderneto dele taxe, siché in lo advenire più ultra non siano<br />

gravati. Et perché pare siano alcuni retrogra<strong>di</strong> ad contribuire alo <strong>di</strong>cto caricho, quali<br />

hanno culturato e goduto del terreno, osia possessione iacente nel territorio del <strong>di</strong>cto<br />

loco de Arzene, non intendendo nuy che alcuno sia preservato dal <strong>di</strong>cto caricho né che<br />

li membri del <strong>di</strong>cto loco siano mutillati, volimo che astrenzi ciascaduno che lavora et<br />

posse<strong>di</strong> deli beni del <strong>di</strong>cto territorio ad contribuire al pre<strong>di</strong>cto caricho con li prefati<br />

homini de Arzene in quello modo et forma che se fa in l’altri nostri lochi del Pavese,

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