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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Francesco Sforza vuole che Nicola della Palude <strong>di</strong>a agli uomini <strong>di</strong> Vitudone quelle sementi loro<br />

necessarie, negate loro a seguito dell’inventario da lui fatto <strong>di</strong> tutti i beni <strong>di</strong> Giacomo e fratelli da<br />

Muzano, prendendo nota a chi le ha date.<br />

240v Nobili familiari nostro <strong>di</strong>lecto Nicolao de Palude.<br />

Sonno stati qui da nuy alcuni homini da Vitudone quali <strong>di</strong>cono che per la descriptione<br />

fecesti deli beni de Iacomo et fratelli da Muzano, non li voy dare dele somenze per<br />

seminare. Pertanto te <strong>di</strong>cemo che siamo contenti et volimo gli daghi quelle somenze<br />

per seminare, scrivendo però tucte quelle daray et a chi, in modo che a nostra<br />

peticione ne sapii farne bona rasone, et haveray bona advertentia che dele altre cose<br />

non ne sia mosto cosa alcuna senza nostra licentia. Ex castris apud Lenum, <strong>di</strong>e iiii<br />

octobris 1452.<br />

Marchus.<br />

Cichus.<br />

983<br />

Francesco Sforza al podestà <strong>di</strong> Pavia<br />

(1452 ottobre 4, “apud Lenum”).<br />

Francesco Sforza or<strong>di</strong>na al podestà <strong>di</strong> Pavia <strong>di</strong> restituire a Tibaldo da Pavia i due ragazzi fuggiti<br />

da lui e riparati lì, perché gli uomini d’arme non possono, specie ora, stare senza ragazzi.<br />

Potestati Papie.<br />

Da Tibaldo da Pavia, nostro homo d'arme, sonno fugiti duy soy regazi, quali sonno<br />

capitati lì, como da luy o suo messo intenderiti. Pertanto volemo che, receputa questa,<br />

gli li fazati restituire omnino et ritornare cum si perché mò non è il tempo che li homini<br />

d'arme possono stare senza regazi; et faciti che più non vi habiamo ad scrivere. Data<br />

ut supra.<br />

Bonifacius.<br />

984<br />

Francesco Sforza a Pietro Maria Rossi<br />

(1452 ottobre 4, “apud Lenum”).<br />

Francesco Sforza or<strong>di</strong>na a Pietro Maria Rossi, rimproverandolo per il ritardo nel muoversi, <strong>di</strong><br />

andare nel Bresciano passando per il ponte a Seniga dove gli verrà in<strong>di</strong>cato che dovrà fare. Se<br />

Antonio Landriano non fosse con lui, gli man<strong>di</strong> subito la lettera allegata.<br />

Petro Marie de Rubeis.<br />

Hogi havimo recevuto una vostra lettera facta ad Sancta Christina hieri, per la quale<br />

restiamo advisati che questa matina te mettevi in camino per venire via, rechiedendone<br />

te vogliamo advisare del luoco dove tu haveray ad habitare; al che respondendo, te<br />

<strong>di</strong>cemo che ne maravigliamo che vuy siati <strong>di</strong>morato ad venire. Il perché vi caricamo et<br />

stringemo vogliati senza <strong>di</strong>mora, nì <strong>di</strong>latione alcuna, seguire il vostro camino qui in<br />

Bressana, passando per el ponte de Senigha in lo quale loco volemo ve debiate<br />

fermare, salvo non havereti altro in contrario da nuy. Ben volemo ne debiate advisare<br />

per uno vostro messo del dì che agiongeriti ad Senigha ad ciò che ve possiamo<br />

advisare de ciò haveriti a fare, et se Antonio da Landriano non fusse cum vuy,<br />

mandatili subito l'aligata. Data ut supra.<br />

Iohannes Antonius.<br />

Iohannes.<br />

985<br />

Francesco Sforza a Pietro da Norcia<br />

1452 ottobre 4, “apud Lenum”.

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